Guido Ralph Haschke, l’intermediario Finmeccanica arrestato in Svizzera

Pubblicato il 20 Ottobre 2012 - 00:54| Aggiornato il 12 Febbraio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Orsi

ROMA – Guido Ralph Haschke, 61 anni, l’intermediario italo-svizzero-americano di Finmeccanica che si sarebbe spartito una torta di 51 milioni di euro per gli elicotteri venduti da Augusta Westland al governo indiano, è stato arrestato a Lugano – dove risiede – dalla magistratura svizzera. Riciclaggio e corruzione, le accuse.

Haschke sarebbe stato uno dei due mediatori (l’altro è il britannico Michel Christian) della vendita dei 12 elicotteri all’India, un Paese che vieta l’intermediazione, nel senso che la legge indiana non consente compensi per chi svolge questo ruolo. Una vicenda complessa, finita all’inizio nel mirino della procura di Napoli e poi trasferita, su decisione della Cassazione, a quella di Busto Arsizio. Nel registro degli indagati – oltre a Christian, Haschke e al socio di questi, Carlo Gerosa – sono iscritte diverse persone, tra cui Giuseppe Orsi, attuale presidente e ad di Finmeccanica e, all’epoca, amministratore delegato di Augusta Westland. E’ indagato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Indagati anche il successore di Orsi in Agusta Westland, Bruno Spagnolini e due consulenti di Finmeccanica sospettati di aver effettuato materialmente il pagamento delle tangenti a pubblici ufficiali indiani: Attilio Garavaglia e Luciano Fava.

Di ‘mazzette’ milionarie pagate per concludere l’affare indiano aveva parlato Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica all’epoca di Pierfrancesco Guarguaglini. L’accusa è condensata in una recente informativa dei carabinieri del Noe, secondo cui Augusta Westland Ltd ”avrebbe riconosciuto” ad Haschke e Christian ”un compenso complessivo di 41 milioni di euro, diventati poi 51”. Una somma lievitata, secondo quanto scrivono i carabinieri, per il rifiuto opposto da Haschke ”di sottrarre alla sua parte di compenso 10 milioni di euro da dare a Michel Christian, ‘uomo di Orsi’, che li avrebbe poi consegnati allo stesso Orsi”.

Al rifiuto di Haschke, dunque, ”si pattuiva di aumentare il compenso dei due intermediari di altri 10 milioni di euro. Denaro, come detto – si legge sempre nell’informativa del Noe – che sarebbe comunque ‘tornato’ ad Orsi per soddisfare le richieste di alcuni partiti politici italiani, la Lega Nord e CL (Comunione e Liberazione), ed in particolar modo la Lega Nord, che lo avrebbero ‘appoggiato’ per la sua nomina ad amministratore delegato di Finmeccanica avvenuta poi effettivamente il 4 maggio 2011”.

Sull’arresto di Haschke il riserbo delle autorità elvetiche è pressoché totale. La sera del 19 ottobre, il Ministero pubblico federale svizzero si è limitato a confermare di aver chiesto al Giudice dei provvedimenti coercitivi ”la carcerazione preventiva di un cittadino italo-americano residente in Ticino gravemente indiziato di riciclaggio di denaro aggravato e corruzione di pubblici funzionari stranieri nell’ambito della fornitura di elicotteri alla Repubblica dell’India da parte di un’azienda a partecipazione pubblica italiana”.

”Gravi indizi” che i magistrati svizzeri hanno raccolto anche sulla base della rogatoria eseguita nella Confederazione elvetica dai pm di Napoli, durante la quale è stata perquisita anche l’abitazione della madre di Haschke. Qui è stato trovato un memorandum considerato dagli inquirenti la prova delle tangenti. Circostanza smentita dal legale di Orsi, che ha parlato di un ”clamoroso abbaglio” poiché quel documento non si riferirebbe all’oggetto dell’inchiesta. Molte le intercettazioni telefoniche e ambientali contenute nei faldoni, tra cui ”rilevante valenza investigativa” viene attribuita quella effettuata il 3 marzo 2012 all’interno di una Audi A6 tra i due soci Haschke e Gerosa.

Secondo quanto scrivono gli investigatori dal colloquio ”si comprende chiaramente che i due stanno percependo le ‘loro spettanze’, cioè i venti milioni di euro (così come riferito da Borgogni in sede di interrogatorio) pagati da Agustawestland, con operazioni fittizie che ‘transitano’ dalla Tunisia e poi il denaro finisce alle isole Mauritius, dopo operazioni di riciclaggio. E che Orsi, Spagnolini e ed altri dirigenti, hanno la piena responsabilità e complicità nell’operazione”. Ma i due ostentano sicurezza perché, ”quand’anche l’inchiesta andasse avanti, prima che troveranno i soldi alle Mauritius passeranno almeno altri 10 anni”.