“Hitler, beccati questa”. Parla Konstanze, figlia di Von Stauffenberg l’attentatore

di Redazione Blitz
Pubblicato il 30 Luglio 2014 - 11:29 OLTRE 6 MESI FA
"Hitler, beccati questa". Parla Konstanze, figlia di Von Stauffenberg l'attentatore

“Hitler, beccati questa”. Parla Konstanze, figlia di Von Stauffenberg l’attentatore (con la moglie Nina)

ROMA – “Hitler, beccati questa”. Parla Konstanze, figlia di Von Stauffenberg l’attentatore. La nascita di Konstanze von Schulthess (da sposata), figlia postuma dell’attentatore senza fortuna di Hitler, appartenne al campo delle ipotesi altamente improbabili: sulla famiglia era calato l’anatema nazista, la volontà di annientare ogni propaggine familiare del conte Claus Schenk von Stauffenberg. Ma nell’odissea di internamenti e trasferimenti da un lager all’ altro, Nina, la contessa, sei mesi dopo l’Operazione Valchiria (di cui si sono appena celebrati i 70 anni in Germania) riuscì a dare alla luce una bambina che non avrebbe mai conosciuto il padre (fucilato subito alla schiena, seguito da suocera e fratello), ma di cui conserva una memoria sobria e priva di accenti patetici che trasmette alle giovani generazioni. Per non dimenticare, per “non guardare dall’altra parte di fronte a un’ingiustizia”.

Davvero la sua nascita è forse un miracolo, dovuto in gran parte alla confusione in cui l’altrimenti implacabile Reich era finito a pochi mesi dal suicidio collettivo. “La famiglia von Stauffenberg sarà sradicata, fino all’ultimo membro”, aveva giurato Himmler pochi giorni dopo l’attentato del 20 luglio 1944. Per ordine di Göring le ceneri del padre furono mischiate ad acqua di fogna e gettate in mezzo al marciume agricolo perché non contaminassero il suolo tedesco.

E invece “tiè, Hitler, beccati questa. Non sono riusciti a cancellare la famiglia Stauffenberg: cinque figli, dodici nipoti, 25 pronipoti”, può cantare la sua vittoria orgogliosa. Ha scritto un libro, la Germania non ha mai avuto un rapporto sereno con la memoria dell’attentatore. Fino al ’52 la vedova non poteva accedere alla pensione da ufficiale del marito perché tecnicamente un traditore. Solo nel 1983 la madre ricevette la massima decorazione tedesca.

Quando morì grandi commemorazioni uscirono sul New York Times e sulla Neie Zuercher Zeitung : in Germania, poco o niente. Da allora, Konstanze partecipa a ogni dibattito sull’argomento. Incontra studenti. L’inglese Richard Evans definì suo padre «antidemocratico, elitario, antisemita». Non fa male? Konstanze risponde: «Non era antisemita »». La domanda era un’altra, insisto, non fa male? Non le fece male quando l’ex generale della Wehrmacht, con tanto di pensione pubblica, Otto Ernst Remer fu applaudito in pubblico dai neonazisti per aver chiamato suo padre “traditore”?

«La storia di Remer fu irritante », risponde, «ma io non porto rancore ». Quando le parlano di possibili traumi prenatali, Konztanze scuote la testa: «Noi stessi siamo responsabili della nostra vita». È così fuorviante la domanda sulla terribile situazione emotiva, la paura della morte, che ha avuto sua madre quando la portava in grembo? «Sì, non mi piace chi getta le proprie responsabilità per come si è su altri». (Markus Günther, La Repubblica)