Il ciclo femminile non è un lusso. Battaglia a colpi di crowdfunding in Germania

di Francesca Cavaliere
Pubblicato il 23 Giugno 2019 - 20:37 OLTRE 6 MESI FA
ciclo femminile

Il ciclo femminile non è un lusso. Battaglia a colpi di crowdfunding in Germania

Roma-  In Germania in questa settimana è stato lanciato un crowdfunding per vincere una battaglia: il ciclo femminile non è un lusso, perciò gli assorbenti igienici femminili, tamponi vaginali, coppette e tutto quanto è stato (per fortuna) inventato per contenere il mestruo- e permettere alle donne di potere uscire di casa senza imbarazzo – devono essere considerati come un bene di prima necessità, quindi tassato come tale e non come un prodotto di lusso, come invece avviene oggi.

A lanciare la raccolta fondi sono le attiviste Josephine Roloff e Yasemin Kotra. Le due donne, entrambe appartenenti al partito politico tedesco SPD hanno presentato la petizione online “Die Periode ist kein Luxus” (ndr Il ciclo femminile non è un lusso) su change.org che, raggiunto il Quorum stabilito ora è all’esame del Bundestag (Parlamento federale tedesco). Ma sanno che ciò non basta affinché la loro proposta diventi un fatto concreto. Tanto più ora che sembra mancare l’appoggio del loro stesso partito (SDP). 

Infatti, secondo informazioni avute dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ), una fazione della SPD non sarebbe favorevole all’incontro tra Kotra, Roloff – e altri promotori di petizioni indirizzate specificatamente alla salute femminile-  e i partiti dell’Unione.  La giustificazione della SPD – secondo la Roloff sulla FAZ- è che a essere invitate a parlare dovrebbero essere solo le associazioni – e non le singole persone alle quali è stato rivolto un invito nel gruppo di lavoro famiglia per settembre.

C’è quindi bisogno di più, di un sostegno maggiore. E allora? Per far valere le loro richieste in Parlamento  Josephine Roloff e Yasemin Kotra hanno chiesto aiuto a Welobby, una organizzazione che fa lobbismo per promuovere le proposte dei cittadini e che per il suo servizio chiede 20mila euro.

Se il crowdfunding, che ora avviene attraverso la piattaforma di Welobby,  riuscirà a raccogliere 20mila euro nelle prossime quattro settimane, allora Welobby si batterà per fare scendere le tasse sugli assorbenti. Già in occasione della giornata internazionale della donna del 2018, l’8 marzo,  le due attiviste avevano attirato l’attenzione sull’alta tassazione degli articoli e anche il  politico della CDU Marcus Weinberg ne aveva allora condiviso il punto di vista . Ora le due donne non vogliono più aspettare ancora o rischiare il fallimento della richiesta.

Tutto avviene in assoluta trasparenza                                        

Gli esperti di Welobby entrano in contatto con persone che hanno peso nelle decisioni, fanno conversazioni mirate e elaborano documenti programmatici. Un processo del tutto trasparente che viene documentato attraverso il sito web dell’organizzazione.

A che punto  sono il crowdfunding e la petizione?

Finora sono 117 le persone che hanno dato il loro contributo (da 10, 20 e 50 euro) economico alla raccolta raggiungendo il 12% della cifra obiettivo, e restano ancora 21 giorni di tempo per arrivare alla cifra di 20mila euro (Fonte Welobby.co), mentre le persone che continuano a firmare la petizione su change.org sono quasi 180mila.

Il Quorum per il parlamento tedesco

La petizione è stata pubblicata dal Bundestag il 9 febbraio 2019 col numero 91015 . Con un Quorum di 50mila firme da raggiungere e un arco temporale compreso tra il 30 aprile e il 28 maggio 2019, la petizione ha avuto più di 80mila firme, superando abbondantemente il numero minimo, ed è ora all’esame del Bundestag.

 La tassazione in altri Paesi

In Francia, Spagna e Regno Unito la tassa sui prodotti igienici per le mestruazioni oscilla tra il 5 e il 10%, in Germania è del 19%,  in Italia del  22%, mentre in Kenia, Canada, India, Australia sono totalmente detassati.

 Che si fa in Italia

In Italia, il 14 maggio di quest’anno la Camera ha bocciato un emendamento del PD alla proposta di legge sulle semplificazioni fiscali che era rivolto a portare  l’Iva sugli assorbenti femminili e simili dall’attuale 22% al 5% .  Meno di un mese dopo in Germania partiva il crowdfunding di Josephine Roloff e Yasemin Kotra

Anche nel 2016 c’era stato un tentativo per fare abbassare l’Iva sui prodotti per le mestruazioni. La proposta era arrivata dal fondatore del partito Possibile Pippo Civati che non venne però preso sul serio.

I conti in tasca alle donne

Le mestruazioni femminili sono generalmente argomento di discussione tra donne. Sono infatti le donne a doverci fare i conti ogni mese, letteralmente. Se non tutte le donne vivono il periodo mestruale con malessere o disagio, molte subiscono il costo di assorbenti, tamponi, coppette e quant’altro che in alcuni Paesi sono tassati come beni di lusso.

Ci fanno i conti anche gli Stati che incasserebbe ovviamente di meno se li detassassero o ne abbassassero l’imposta.

Volendo andare oltre la questione di principio e oltre al fatto che si tratta di una tassa che colpisce le donne, facciamo un po’ di  calcoli. Considerando che una donna mestrua circa 500 volte nella sua vita, considerando che il ciclo mediamente si ripete nell’arco di vita che va dai 12 ai 55 anni, e supponendo che per ogni mestruazione possa essere sufficiente una confezione da 12 assorbenti al costo medio di 3 euro a pacchetto, il conto è presto fatto: una donna spende minimo 1500 euro nella sua vita. Se si distribuisce la spesa nell’arco dei 43 anni in cui si ha il ciclo si tratta di spendere circa 35 euro al mese. Una piccola spesa o una grande spesa a seconda di quanti soldi si hanno nel portafogli, ma le mestruazioni accomunano donne di ogni condizione economica e sociale.

Nel 2017 arrivò alla ribalta delle cronache lo stato di disagio di ragazze inglesi costrette ad assentarsi da scuola perché non avevano i soldi per comprare gli assorbenti. In un’intervista alla Bbc Radio un’adolescente spiegava come ogni mese non potesse andare a scuola per alcuni giorni a causa del metodo, non troppo comodo, che utilizzava al posto degli assorbenti. La ragazza, infatti, attaccava della carta igienica sulla biancheria intima, aiutandosi con lo scotch.

Nel frattempo qualcuno in Germania ha trovato un modo per ridurre l’imposta al 7%

In attesa che il Bundestag si decida a ridurre l’imposta,  un’azienda tedesca che vende tamponi organici del commercio equo e solidale, la “The Female Company” di Stoccarda, da aprile, insieme all’agenzia pubblicitaria “Scholz & Friends”, vende tamponi mimetizzati da libro.

Poiché i libri in Germania sono tassati solo con il 7%, si aggira così l’aliquota standard.

“The Tampon Book” contiene 15 tamponi organici per circa tre euro. Ci sono anche illustrazioni colorate e informazioni interessanti sulle mestruazioni.