La città brucia e la gente mormora: Putin come Nerone, vuole fare “Mosca due”. Un’idea del suo amico Berlusconi?

Pubblicato il 11 Agosto 2010 - 09:35 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi affettuoso con Putin: consigli "urbanistici"?

La voce è di quelle suggestive. Che poi sia anche vera, o quantomeno verosimile non importa poi granchè. Conta, invece, che nella Mosca soffocata da fumo,  fuoco e caldo come mai si ricorda da quelle parti siano in tanti a pensare che dietro ai roghi ci sia una mano “neroniana”, una regia con l’obiettivo ben preciso di utilizzare il fuoco per cambiare il volto della città, decongestionarla e contemporaneamente dare il via a una delle più grandi operazioni immobiliari speculative della storia.

In che senso? E’ presto detto. Mosca è una metropoli congestionata, sull’orlo del collasso. Fare piccoli spostamenti in auto richiede tempi lunghissimi, la gente è troppa e vive in uno spazio relativamente  ristretto. Eppure basta spostarsi di qualche chilometro, nelle campagne che circondano la capitale, per trovare uno scenario e un modo di vivere completamente diverso: chiesette rurali, vecchie case di campagna, densità di popolazione decisamente più a misura d’uomo.

Che cosa c’entra con i roghi attorno alla capitale? Ufficialmente niente, ma la verità, secondo molti moscoviti, è un’altra. Dietro gli incendi che soffocano Mosca ci sarebbe un progetto degno di Nerone: una serie di roghi catartici che spianano la strada ad un rimodellamento urbanistico e territoriale da cui, più di qualcuno potrebbe trarre vantaggio. Il Nerone orientale e contemporaneo, sarebbe, nella circostanza Vladimir Putin: come nel caso dell’imperatore romano il rogo sarebbe propedeutico ad un radicale rinnovamento urbanistico di Mosca, città che, in effetti, avrebbe bisogno di un massiccio restyiling visto che l’architettura sovietica non brilla certo per fascino e funzionalità.

E qui, al presidente verrebbe in aiuto, almeno sul piano con cui portare avanti la ricostruzione,  un altro “Nerone”, contemporaneo ma meneghino: il suo grande amico Silvio Berlusconi, il demiurgo di Milano due. Il presidente del Consiglio si è guadagnato “sul campo” il titolo di imperatore piromane: ha iniziato l’Economist nel 2008 disegnandolo mentre suonava il violino con il Paese in fiamme sullo sfondo. Ha continuato il disegnatore satirico Vauro, con una vignetta che ritraeva il premier Nerone che annunciava le “new town” con le macerie dell’Aquila sullo sfondo. Non si è sottratto al paragone, usato più di una volta, neppure Antonio Di Pietro.

A Putin il progetto “Mosca due” potrebbe non dispiacere affatto: si libererebbero tutte le campagne dai contadini che le occupano e si darebbe alla capitale un aspetto decisamente più simile a quello delle moderne metropoli occidentali. Chi vive nelle campagne finirebbe nelle “new town” satellite costruite apposta con “guadagno” per quasi tutti: felici i costruttori e felice il presidente che legherebbe il suo nome ad una Mosca nuova di zecca. Felici gli abitanti delle campagne? Probabilmente no, ma la loro voce finirebbe per contare decisamente meno.

Dove sono le prove? Ovviamente non ce ne sono, e solo il tempo potrà confermare o meno il sospetto dei moscoviti. Anche se qualche indizio non manca. Innanzitutto fa caldo in quasi tutta la Russia, con temperature, a proposito di notizie dalla verifica improbabile, che non si ricordavano da mille anni. Però gli incendi si concentrano in modo sospetto proprio attorno a Mosca. Lo stesso caldo, insomma, non brucia ovunque allo stesso modo. E a Mosca la gente mormora…