Arriva la bistecca in provetta: Londra dice sì alla carne clonata

Pubblicato il 29 Novembre 2010 - 10:20 OLTRE 6 MESI FA

Sì alla carne clonata. Il consenso non poteva che arrivare da Londra, diverse volte al centro del caso “mucca pazza”. La Food Standards Agency (Fsa), ente che controlla gli standard degli alimenti in circolazione sul mercato britannico, costretta a fare analisi e controanalisi per verificare la qualità di carne e latte prodotti da animali clonati, ha sentenziato che non c’è alcuna differenza tra il cibo che deriva dal bestiame “ordinario” e quello che proviene da bovini manipolati geneticamente.

Un’affermazione perentoria che, in Gran Bretagna, apre la strada alla commercializzazione di latte e carne clonati ma che, via via, potrebbe sfondare la moratoria della Commissione europea: la Ue proibisce per i prossimi cinque anni la vendita a scopo alimentare di carne e latte ottenuti con la clonazione. Permette il procedimento solo per la ricerca o per la produzione di farmaci. O per salvare razze in via d’estinzione. Ma se le conclusioni dell’ente governativo inglese facessero breccia, anche in Italia sarebbe lecita la vendita di burro, latte e fiorentine “ritoccate”.

Andrew Wadge, ricercatore a capo della Food Standards Agency, ha dichiarato che i risultati della ricerca non lasciano dubbi: gli alimenti prodotti da animali clonati “non hanno evidenziato elementi di preoccupazione per eventuali allergie, intossicazioni e altri effetti collaterali”. Non solo. Wadge ha confermato che “carne e latte che provengono da bovini dal dna modificato e dalla loro progenie non mostra differenze sostanziali dalla carne e dal latte prodotta in modo convenzionale”.

In genere valutazioni tanto positive da parte del Comitato consultivo della Fsa sono il preludio della concessione di licenze di vendita. Che, va detto, in Inghilterra, era già partita prima ancora dei riscontri dell’organismo indipendente. Ecco perché, si diceva, la Fsa è stata “costretta” ad analisi e controanalisi: quest’estate due aziende agricole vicino Birmingham avevano ammesso di aver allevato animali discendenti da embrioni clonati. In quali mercati e supermercati erano finiti gli avi macellati e i latticini derivati?

Carlo Petrni, gastronomo e mentore del “mangiare sano”, senza le contaminazioni dal fast-food, interviene secco sulla questione: “Gli inglesi farebbero meglio a non occuparsi di cibo”. “La clonazione non è necessaria, la selezione, meglio dell’uomo, la fa già la natura. Ricordiamoci che gli scienziati che stanno lanciando la carne clonata sono gli stessi che tempo fa dichiararono con forza che la farina animale data ai ruminanti era sicura. Nal giro di poco tempo è poi scoppiato il caso mucca pazza”.