Nazismo, Cia arruolò “Brygida la sanguinaria” dopo la guerra

di redazione Blitz
Pubblicato il 6 Settembre 2016 - 07:18 OLTRE 6 MESI FA
l campo di concentramento e sterminio di Lublin/Majdanek

Il campo di concentramento e sterminio di Lublin/Majdanek

BERLINO – La sporca storia dei servizi segreti occidentali che, nella loro guerra sotterranea contro le spie del Patto di Varsavia, chiusero gli occhi sul passato degli agenti e degli informatori che reclutavano, si arricchisce di un nuovo capitolo: quello di un’aguzzina nazista reclutata prima dalla Cia e poi dall’intelligence tedesca nonostante fosse una delle più feroci ‘belve’ del campo di sterminio di Majdanek.

“Per la prima volta” documenti dimostrano che “servizi segreti di democrazie occidentali” dopo la fine della Seconda guerra mondiale hanno ingaggiato “non solo criminali nazisti uomini ma anche donne”, scrive il settimanale tedesco Der Spiegel ricostruendo la storia di “una particolarmente cattiva” guardiana di un Lager, Hildegard Lächter, che lavorò per la Cia e poi per il Bnd, i servizi segreti tedeschi. La donna era famosa con l’appellativo di “Brygida la sanguinaria” ed era tra i “guardiani particolarmente brutali” del campo di concentramento e sterminio di Lublin/Majdanek nella Polonia allora occupata dai nazisti, ricorda lo Spiegel: “Picchiava bambini sui camion che li portavano alle camere a gas, gettava prigionieri in una fossa-latrina fino a farli affogare nelle feci”.

Laechter fu una degli imputati principali del processo di Majdanek che si svolse dal 1975 all’81 e fu tra i più grandi processi ai nazisti: l’accusa per lei fu di complicità nell’uccisione di quasi 1.200 persone. “Cia e Bnd all’epoca sapevano con chi si stavano mettendo”, scrive il settimanale tedesco: la donna fu reclutata dopo che aveva scontato una pena detentiva in Polonia per crimini nazisti ed essere stata espulsa nel 1956. Nell’agenzia americana erano “particolarmente interessati a informazioni su un fuoriuscito dai servizi segreti polacchi che lei aveva conosciuto durante la detenzione”.

La donna però parlava troppo dei suoi contatti con la Cia, creando problemi. Anche i servizi tedeschi, dopo una prima “impressione molto buona”, riferisce lo Spiegel citando un documento, la mollarono. Tra le critiche più note rivolte alla Cia c’è quella di aver protetto esponenti nazifascisti dopo la fine della seconda guerra mondiale. Non solo il generale Reinhard Gehlen, che peraltro aveva avuto il merito di essere stato coinvolto nell’attentato ad Adolf Hitler del luglio 1944, ma anche – fra gli altri – Klaus Barbie, Eugen Dollmann, Otto Skorzeny (il “liberatore di Mussolini” quando era tenuto prigioniero sul Gran Sasso) e Karl Hass (condannato all’ergastolo con Erich Priebke per l’Eccidio delle Fosse Ardeatine).