Non è pentito né pazzo. Lunedì Breivik a processo: ne farà un circo mediatico

Pubblicato il 15 Aprile 2012 - 18:18 OLTRE 6 MESI FA

BRUXELLES, 15 APR – Non e' pentito, forse non e' clinicamente pazzo e si prepara a trasformare il suo processo in un circo mediatico, nella tribuna politica per proporsi al mondo come il martire dell'odio xenofobo, come il nuovo crociato. Dopo quasi nove mesi di cella d'isolamento, Anders Behring Breivik domani davanti sara' nell'aula maggiore del tribunale di Oslo per affrontare il processo come autore delle stragi del 22 luglio scorso a Oslo e Utoya in cui uccise 77 persone, fece centinaia di feriti, cancello' una generazione di giovani laburisti e spezzo' le certezze del paese che credeva nella liberta' e nella tolleranza. Per preparare il terreno, Breivik ha fatto sapere a Dagbladet, uno dei tre principali quotidiani del paese, che nel 2009 voleva colpire con un attentato il presidente degli Stati Uniti Brack Obama che andava ad Oslo per ricevere il Nobel per la pace. Rinuncio' solo perche' lo giudico', nella sua lucida follia, obiettivo troppo difficile da raggiungere. Piu' facile, due anni dopo, uccidere tanti adolescenti a sangue freddo. Il furgone-bomba che con 500 chili di esplosivo artigianale devasto' il centro di Oslo, distraendo la polizia mentre l'assassino attaccava l'isola di Utoya, Breivik lo piazzo' sotto il palazzo del governo, a poche centinaia di metri dalla sede del tribunale che domani sara' presa d'assalto da oltre 800 giornalisti accreditati da tutto il mondo. Per la giuria il compito principale, fermo restando che Breivik – 32 anni, gli ultimi 9 passati a preparare maniacalmente la sua azione e a scrivere un manifesto xenofobo e antimarxista da 1.500 pagine – e' reo confesso, sara' quello di decidere tra due perizie psichiatriche. Quella iniziale aveva stabilito che l'estremista di destra che ando' a cercare per oltre un'ora e mezza le sue giovani vittime sull'isolotto di Utoya, dove si svolgeva l'annuale meeting dei giovani laburisti, per ucciderle a sangue freddo, era incapace di intendere e volere. La seconda, presentata pochi giorni fa, non ha invece trovato prove di psicosi. Se prevarra' la prima tesi, Breivik sara' spedito in un manicomio criminale virtualmente a vita. Nel secondo caso il massimo della pena detentiva, in Norvegia, e' di 22 anni. Ma il paese delle liberta' e della riabilitazione prevede che la detenzione possa essere prolungata indefinitamente se viene constatato il rischio di reiterazione del reato. Che nel caso di Breivik non e' rischio, ma certezza.

''Non solo spieghera' i motivi delle sua azioni, ma dira' che gli dispiace di non essere riuscito a fare di piu''' ha detto l'avvocato difensore, Geir Lippestad, che dopo i primi colloqui defini' il suo cliente come ''incapace di provare sentimenti''.

Il vero dramma, al di la' degli effetti sui potenziali emuli sparsi in Europa, sara' per i sopravvissuti. ''Per le vittime, per i loro familiari e per coloro che sono stati sull'isola il processo portera' un sacco di dolore'' ha detto il responsabile del Centro di sostegno psicologico alle vittime, Atle Dyregrov. Per chi da Utoya e' uscito vivo, sara' come tornare a guardare negli occhi il volto dell'orrore.