Paul Briggs, veterano in coma vegetativo. La moglie: “Fatelo morire”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Novembre 2016 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Paul Briggs, veterano in coma vegetativo. La moglie: "Fatelo morire"

Paul Briggs, veterano in coma vegetativo. La moglie: “Fatelo morire”

ROMA – “Lasciate che mio marito muoia” è la disperata richiesta di una moglie a un giudice affinché possa spegnere la macchina che tiene in vita l’ex soldato.  Il militare, diventato poliziotto della Merseyside Police, dopo un incidente in moto mentre era in servizio, nel luglio 2015. ha subito gravi danni cerebrali. Uno scontro frontale con una Nissan Micra, lo ha ridotto in condizioni devastanti: alla guida c’era una donna di 26 anni, condannata a 12 mesi di reclusione per guida pericolosa che ha provocato gravi lesioni.

Paul Briggs, veterano della Guerra del Golfo, 43 anni, è in coma ma i medici non sono d’accordo sulla richiesta della moglie di spegnere il respiratore artificiale, scrive il Daily Mail.

Il giudice della Court of Protection, in cui si prendono in considerazione le questioni relative a persone che non hanno la capacità di prendere decisioni, prossimamente dovrà pronunciarsi in merito.  Ha analizzato le questioni preliminari nel corso di un’udienza a Londra, e normalmente i soggetti su cui decide la Court of Protection, non vengono identificati per proteggere la loro privacy.

Ma l’incidente di Briggs, è “stato ampiamente riportato, nessuna persona coinvolta nel contenzioso per lui ha chiesto l’anonimato, per cui può essere nominato”.

Al giudice è stato riferito che i medici curanti del poliziotto, del Walton Center, hanno diagnosticato uno “stato di minima coscienza”, mentre un altro medico afferma che l’uomo è in uno stato vegetativo permanente.

L’avvocato della Briggs, ha dichiarato al giudice che la sua cliente “è sicura che il marito non vorrebbe il trattamento della macchina che tiene in vita”, mentre i medici curanti sono del parere che sia nel suo interesse ricevere un ulteriore periodo di riabilitazione e di valutazione continua per vedere se c’è la possibilità di qualche miglioramento.

Briggs, tuttavia, in merito non ha lasciato scritto nulla e, aggiunge l’ avvocato della moglie “non riesce a impedire che il marito riceva delle cure mediche a cui ritiene che lui stesso non avrebbe acconsentito”.  Mathieu Culverhouse, altro avvocato che rappresenta la Briggs, afferma che “la famiglia vuole solo ciò che è meglio per lui. Crede fermamente che la sospensione del trattamento sia nell’interesse di Paul, considerate le condizioni attuali e la prognosi”.

Professionisti del Walton Center, pensano che le condizioni di Brigg siano migliorate e che richiederebbe un trasferimento in un centro di riabilitazione specializzato.

“Un ambiente più socialmente stimolante da cui trarrebbe beneficio”, afferma Conrad Hallin, avvocato del Walton Centre.
La moglie di Brigg, che aveva sposato nel 2000 e hanno una figlia, dichiara che vedere ogni giorno il suo Paul “in quelle orribili condizioni, è peggio che se fosse morto sul colpo; non possopiangerlo perché è vivo ma sono sempre meno ottimista sulle possibilità di recupero”.