Romeni e bulgari liberi di girare l’Europa. Inglesi e tedeschi temono invasione

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Gennaio 2014 - 12:37 OLTRE 6 MESI FA

europaLONDRA – Cadono gli ultimi paletti europei: ora romeni e bulgari, comunitari dal 2007, possono girare in ogni Paese d’Europa per lavorare fuori dai propri confini. E sono soprattutto Gran Bretagna e Germania a temere un’invasione.

A Londra si temono arrivi di massa, decine di migliaia di persone che potrebbero riversarsi sul mercato del lavoro nel Regno Unito ancora provato dalla crisi, nonostante le prime indicazioni di ripresa. E a poco sono valse le rassicurazioni: non ci sarà un’invasione dicono alcuni, altri tentano di tranquillizzare sottolineando che come la presenza di più vaste comunità di romeni e bulgari in Italia e Spagna per esempio, renderà questi tra i Paesi più appetibili.

L’1 gennaio il Times ha messo in evidenza in un articolo in prima pagina come in realtà di lavoratori romeni nel Paese ci sia bisogno per quegli impieghi che ai britannici risultano meno attraenti, almeno stando alle cifre. I settori maggiormente interessati sono quelli dell’assistenza domestica (e di minori e anziani). Ma servono anche tassisti, persone da impegnare nel settore alberghiero, fino al servizio sanitario nazionale, agricoltura e costruzioni. Si calcola che oltre 62mila posti di lavoro sono stati pubblicizzati su siti web romeni specializzati nel 2013, quasi 42mila in più rispetto all’anno precedente.

Il rischio di ‘turismo del welfare’ comincia a preoccupare, dopo la Gran Bretagna, anche la Germania. A protestare sia i comuni tedeschi che la CSU bavarese. ”Con i principi attuali non riusciamo a integrare i migranti poveri alla società”, ha affermato sulla ‘Faz’ il presidente della federazione dei comuni Stephan Articus, spiegando che l’apertura del mercato del lavoro a bulgari e romeni rappresenta ”sfide nuove” con costi elevati per le amministrazioni locali. Da qui la richiesta di ”aiuti da parte dello stato federale e dei laender” sia finanziari che ”anche sul piano legislativo e organizzativo”.