Russia, Yukos/ Concessa libertà vigilata a Svetlana Bakhmina

Pubblicato il 22 Aprile 2009 - 12:33 OLTRE 6 MESI FA

svetlana_bakhminaUn tribunale di Mosca ha concesso la libertà vigilata a Svetlana Bakhmina, 39 anni, dopo quattro anni di prigione durante i quali le organizzazioni per la tutela dei diritti umani avevano insistentemente chiesto la sua liberazione.

La Bakhmina, madre di tre figli, uno dei quali nato in prigione, è stata condannata a sette anni di carcere con l’accusa di essere parte di una ”organizzazione” che tra il 1998 e il 1999 derubò una sussidiara del gigante petrolifero Yukos per cui lavorava come legale. In precedenza la libertà vigilata le era stata negata due volte.

Il responsabile russo per la tutela dei diritti umani Vladimir Lukin ha definito la scarcerazione della Bakhmina «un segnale che i tribunali russi stanno cominciando a comportarsi come tali e non come servi del potere centrale».

In seguito allo scandalo che ha travolto la Yukos per appropriazione indebita ed evasione fiscale molti suoi dirigenti restano in carcere, incluso il fondatore dell’azienda Mikhail Khodorkovsky, che si dichiara innocente assieme al suo associato Platon Lebedev, anch’egli in prigione.

Entrambi sono accusati di essersi indebitamente appropriati di petrolio da sussidiarie della Yukos per il valore di 25 miliardi di dollari. Khodorkovsky, un tempo uno degli uomini più ricchi della Russia, e Lebedev sono stati imprigionati nel 2003.

Il legali di Khodorvsky definiscono assurde le accuse a carico del loro cliente, giacché in base ad esse egli avrebbe rubato tutto il petrolio della Yukos dal 1998 al 2003.

Con l’ascesa al potere di Vladimir Putin, si aprì uno scontro ai vertici della Federazione russa: il nuovo presidente infatti intese rimettere in discussione i grandi privilegi concessi alla cosiddetta Simija (“Famiglia”), cioè l’entourage di burocrati, politici e oligarchi cresciuti e prosperati sotto l’ala protettrice di Boris Eltsin (fra cui lo stesso Khodorkovsky) e che ora sono visti da Putin come ostacolo alle sue mire autoritarie.