Sergej Scemuk: il minatore ucraino che batte il mito di Stakhanov

Pubblicato il 13 Agosto 2010 - 12:49 OLTRE 6 MESI FA

Signore e signori, abbiamo trovato il nuovo Stakanov, eroe dell’Unione Sovietica e operaio simbolo del lavorare tanto e chiedere poco. Non è russo, come lo era invece Aleksej Stakhanov, bensì ucraino ed è il nuovo eroe dell’era Yanukovich, il presidente che in un colpo solo è riuscito a cancellare la “rivoluzione arancione”. Il nuovo “operaio infaticabile” si chiama Sergej Scemuk, ha 38 anni e da più di venti lavora come “abbattitore” nella miniera Novodzerzhinskaja nella regione del Donbass. E ora ha battuto il record del suo predecessore russo: con il suo martello pneumatico e con due assistenti, ha estratto in una sola notte 170 tonnellate di carbone. Sessantotto in più di quelle prodotte da Aleksej Stakhanov la notte del 31 agosto del 1935, poche decine di chilometri più in là, nella miniera Tsentralnaja-Irmino segnalata su tutti i libri di storia delle scuole sovietiche.

Scemuk da solo ha prodotto l’equivalente del quantitativo minimo di oltre venti minatori ma sembra che la modestia, più che l’infaticabilità, sia il suo miglior pregio: “Devo ammettere – ha commentato alla fine dell’impresa – che il mio martello pneumatico è molto più leggero e maneggevole di quello che usava Stakhanov negli anni Trenta”. Quando qualcuno gli ha fatto notare che questo risultato potrebbe presto far alzare per tutti la quota obbligatoria di carbone giornaliero, è rimasto perplesso: “Sì è vero. Qualcuno dice che così ci scaviamo la fossa da soli ma i miei compagni sono contenti del mio successo”.

E contento sarà anche lui, visto i premi che ha ricevuti. Premi, a dir la verità un po’ miseri, anche paragonati a quelli che all’epoca ricevette Stakhanov. Scemuk come premio ha ricevuto un giorno di permesso per godersi in tv la partita nel campionato locale della squadra di calcio della miniera e 500 euro una tantum in busta paga. Ottantacinque anni fa, invece, i premi per Stakhanov erano stati molti di più: 220 rubli, che allora erano più di due stipendi mensili; una casa di tre stanze, ammobiliata con tappeti e un pianoforte a coda; un voucher per una vacanza al mare con la moglie in Crimea; due abbonamenti a vita a tutte gli stadi, cinema e teatri della sua città. E, soprattutto, l’iscrizione in automatico al Partito comunista sovietico.