Siesta per Boris Johnson, a metà giornata si concede un pisolino: come Kennedy e Winston Churchill, il suo eroe

di Giampaolo Scacchi
Pubblicato il 24 Gennaio 2021 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA
Siesta per Boris Johnson, a metà giornata si concede un pisolino: come Kennedy e Winston Churchill, il suo eroe

Siesta per Boris Johnson, a metà giornata si concede un pisolino: come Kennedy e Winston Churchill, il suo eroe

Siesta o pisolino o pennichella a metà giornata, dopo pranzo. Anche Boris Johnson, durante la giornata si concede una sosta, chiuso nel suo ufficio. Lo conferma Giampaolo Scacchi. Che aggiunge. Proprio come molti grandi del passato, incluso Winston Churchill, che Johnson consideraun eroe. La pennichella non è esclusiva dei popoli meridionali, in Europa e in America. Praticano la siesta alla grande anche nel grande Nord, nei due continenti, commenta Giampaolo Scacchi.

Dormivano dopo pranzo personaggi come Leonardo da Vinci, Albert Einstein, Pablo Picasso, Wiston Churchill e John F. Kennedy. Fra i contemporanei, si sapeva di Bill Clinton. E ora di Boris Johnson.

Gli esperti sostengono che dormire dopo pranzo fa funzionare meglio il cervello e perfino diventare più intelligenti. E riduce i rischi di infarto e di ictus. 

Un insider di Downing Street, ha rivelato che tra un incontro e un altro, per mezz’ora Johnson chiude la porta del suo ufficio al numero 10. E schiaccia un bel sonnellino. Così da essere pronto ad affrontare “il resto della giornata”.

Sembra, secondo quanto riporta il Daily Mail, che sia stato ispirato da Churchill, che apprezzava un rilassante pisolino tra il pranzo e la cena.  

Una volta Churchill affermò:”La natura non ha progettato che l’umanità lavorasse dalle otto del mattino fino a mezzanotte. Senza quel ristoro del beato oblio. Che, anche se dura solo venti minuti, è sufficiente a rigenerare le energie”. 

A Times Radio, una fonte vicina a Johnson ha detto:”Non è un fatto raro che chiuda la porta e si conceda un riposino di circa mezz’ora per affrontare il resto della giornata”.

Giusta la siesta per uno che se alza alle 6 del mattino

Non c’è da meravigliarsi, commenta il tabloid britannico, visto che la giornata del PM inizia alle 6 del mattino con una corsa nei giardini di Buckingham Palace. In seguito fa colazione mentre legge le notizie e invia messaggi ai  colleghi.

Tuttavia un portavoce di Downing Street ha contestato la notizia del riposino, sostenendo che la giornata del Primo Ministro è fitta di riunioni e ha ben poco tempo da dedicare ad altro.

Times Radio ha esaminato la routine quotidiana dell’attuale primo ministro e quanto è diversa da quella dei leader che lo hanno preceduto. 

Le abitudini dei primi ministri britannici escludevano la siesta

Margaret Thatcher e Theresa May preferivano lavorare a tarda notte, Gordon Brown, David Cameron e Tony Blair iniziavano al mattino presto. 

Nel corso della pandemia, l’approccio di Johnson è stato paragonato più volte a quello di Winston Churchill durante la guerra.

La prima affermazione di Johnson secondo cui a causa del corononavirus avrebbero perso la vita molte persone care è stata aspramente criticata ma alcuni hanno elogiato il primo ministro per l’onestà nei confronti dei cittadini.

Il 13 maggio 1940 anche Churchill fu criticato. Per aver detto al popolo britannico, nel primo discorso alla Camera dei Comuni come PM, che per vincere la guerra avrebbe dovuto offrire “sangue, fatica, lacrime e sudore”. Eppure era la cosa giusta da fare.

Un paragone fra Boris e Winston

Nel settembre 1939, c’erano state delle stime ufficiali del numero totale di morti per i bombardamenti tedeschi, centinaia di migliaia di persone. Cifre non troppo distanti dall’enorme numero di decessi causati dal Covid.

Numeri che hanno spinto il governo a chiudere le scuole e ad allontanare i bambini. In tempo di guerra nelle campagne, oggi nelle loro case.

Come nei primi giorni di lockdown, alcuni britannici presi dal panico avevano accumulato generi di ogni tipo. La stessa cosa accadde durante il Blitz, ci furono anche dei saccheggi. Ma in entrambi i casi condannati e disprezzati dalla maggior parte della popolazione. 

Molto più diffuso invece un ammirevole istinto altruistico.

Il 14 giugno 1940, il Ministero della Guerra chiamò i volontari per quella che sarebbe diventata la Guardia Nazionale, si aspettavano che mezzo milione di persone si sarebbero arruolate. Risposero all’appello un milione e mezzo di cittadini.

In modo analogo, all’inizio della pandemia quando il Servizio Sanitario Nazionale britannico ha chiesto ai volontari di contribuire, si aspettavano una presenza di circa 100.000 persone ma sono arrivati circa 750 mila britannici.