Spagna, la riforma di Rajoy: “Abbassare costo licenziamenti”

Pubblicato il 29 Marzo 2012 - 18:41 OLTRE 6 MESI FA

MADRID, 29 MAR – L'aspetto di maggior rilievo, e che ha suscitato l'opposizione piu' dura di sindacati e sinistre, della riforma del lavoro varata dal governo di Mariano Rajoy il 10 febbraio e' il netto abbassamento del costo dei licenziamenti.

L'indennita' per il lavoratore licenziato passa da 45 a 33 giorni per anno di lavoro, e per un massimo di 24 mesi invece di 42. La 'giusta causa' in Spagna non e' necessaria. Viene inoltre semplificata ed estesa la facolta' di ricorrere ai licenziamenti economici 'low cost', 20 giorni per anno di lavoro per un massimo di 12 anni.

Possono farvi ricorso le imprese che registrino per nove mesi un calo delle vendite, o lo prevedano per questo periodo, anche se continuano a fare benefici. L'obiettivo dichiarato del governo e' fare diminuire l'esercito dei 5,3 milioni di disoccupati (il 22,85%) ereditato dal governo socialista di Jose' Luis Zapatero, e aumentare flessibilita' e competitivita' delle imprese per rilanciare la crescita. Con le Pmi, che creano il 90% dell'occupazione in Spagna, in prima linea: la riforma crea un contratto a tempo indeterminato per le imprese con meno di 50 lavoratori, con agevolazioni fiscali di 3mila euro per l'assunzione di giovani sotto i 30 anni e la facolta' per il primo anno di usare il 25% dell'indennita' di disoccupazione per completare la retribuzione.

Il governo Rajoy mette in campo anche uno sconto annuale di 3600 euro per tre anni nei contributi dell'impresa alla Sicurezza Sociale per l'assunzione di giovani fra 16 e 30 anni e di 4500 euro per i disoccupati di lungo periodo di piu' di 45 anni. In caso di licenziamento entro il primo anno, non sono previste indennita'.

La riforma introduce la massima flessibilita' negli accordi collettivi. In caso di crisi le imprese possono 'sganciarsi' dagli accordi di categoria e modificare retribuzioni, tempi di lavoro, funzioni dei dipendenti. Inoltre gli accordi d'impresa ora prevalgono su quelli collettivi nazionali o regionali, e alla scadenza rimangono validi solo per due anni in assenza di un accordo per il loro rinnovo. Sindacati e opposizione Psoe e di sinistra denunciano la riforma ''piu' retrograda'' del dopo-Franco, che non ridurra' la disoccupazione ma ''rende piu' facile licenziare i padri per assumere da precari i figli''.