Strage Bruxelles: caccia a 5 terroristi, due fermati

di Spartaco Ferretti
Pubblicato il 22 Marzo 2016 - 17:28 OLTRE 6 MESI FA
Due dei tre presunti attentatori all'aeroporto di Bruxelles

Due dei tre presunti attentatori all’aeroporto di Bruxelles

BRUXELLES – Un terrorista si è lasciato esplodere nell’aeroporto. Altri due presunti attentatori sono stati fermati. Ma a Bruxelles l’incubo è tutt’altro che finito. Sarebbero infatti cinque i terroristi a cui sta dando la caccia la polizia belga, fra i quali quello che ormai è chiamato “l’uomo in bianco”. Cinque persone che vengono collegate agli attacchi di oggi e in qualche caso anche alla strage di Parigi, visto che quattro di loro farebbero parte della rete di Salah Abdeslam. Cinque terroristi che hanno colpito e potrebbero colpire ancora anche se almeno due di loro potrebbero essere morti nell’esplosione in aeroporto a Zaventem.

I cinque, ha spiegato la polizia belga, sono stati individuati esaminando le telecamere di videosorveglianza. Da qui a dire che sono sicuramente i terroristi ce ne corre. Eppure, almeno nel caso dell’aeroporto la polizia sembra sicura.  Due presunti terroristi sono vestiti in abiti scuri, mentre il terzo, secondo quanto riporta la tv pubblica belga, indossava una giacca chiara e un cappello ed è tuttora ricercato. L’immagine è stata pubblicata per prima dal giornale La Dernière Heure. Nella foto a colpire è un dettaglio:  i due presunti terroristi indossano un guanto. Secondo le fonti del giornale belga nel guanto sarebbe nascosto l’innesco per le cinture esplosive.

Più complicato individuare gli altri due. Sempre ricercati, ma non è dimostrato che siano collegati agli attentati di oggi, sono altri due terroristi, quelli in fuga dal giorno del blitz della polizia a Forest. Chi sono lo spiega un lungo articolo del sito di Panorama:

Najim Laachraoui, nato il 18 maggio 1991 era partito per la Siria a febbraio 2013. Era con Salah, in una Mercedes in affitto, quando furono fermati il 9 settembre 2015 alla frontiera tra Ungheria e Austria assieme a Mohammed Belkaid, l’uomo ucciso nel blitz della polizia a Forest martedì scorso.

Tracce di Dna appartenenti a Laachraoui, ultimo estremista in ordine di tempo tra quelli coinvolti negli attacchi terroristici a Parigi del 13 novembre scorso a essere identificato, sono state localizzate su “materiale esplosivo utilizzato” per le stragi nella capitale francese: lo hanno riferito fonti riservate molto addentro alle indagini parigine. Il giovane, riparato in Siria nel febbraio 2013, è ricercato dal 4 dicembre. All’inizio del settembre 2015, mentre stava rientrando in Europa, era stato intercettato alla frontiera tra Austria e Ungheria, dove era stato sottoposto a controlli di routine in occasione dei quali si era servito della falsa identità di Soufiane Kayal.

Mohamed Abrini, 31 anni, franco-marocchino, è rimasto l’ultimo del commando degli attentati del 13 novembre a Parigi a sfuggire alla polizia. Ed è anche l’uomo più misterioso, quello apparso ovunque – dalla Siria, a Parigi, a Bruxelles – e subito dopo svanito nel nulla. Fra gli interrogativi che pesano su questo complice e amico fidato di Salah Abdeslam, c’è quello della sua partecipazione diretta agli attentati di Parigi a novembre, un mese nel quale Abrini si sarebbe dovuto sposare. A Molenbeek, dove vive da ragazzino, è per tutti “Brioche”, il garzone della boulangerie adesso fallita. Altri lo ricordano ladruncolo e scippatore che ha fatto il salto di qualità dopo un colpo da 200.000 euro. Nel mandato d’arresto, dopo i furti, i danneggiamenti, la detenzione di stupefacenti, figura ora l’accusa di complicità in preparazione degli attentati del 13 novembre. E c’è la segnalazione di un viaggio in Siria nel giugno scorso, durante il quale non si sa bene cosa abbia fatto, forse un percorso sulle tracce del fratello Souleymane, morto da jihadista