Stragi naziste, Corte Costituzionale apre di nuovo la strada ai risarcimenti

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Ottobre 2014 - 23:49 OLTRE 6 MESI FA
Stragi naziste, Corte Costituzionale apre di nuovo la strada ai risarcimenti

Stragi naziste, Corte Costituzionale apre di nuovo la strada ai risarcimenti

ROMA – Se uno Stato si macchia di crimini di guerra o contro l’umanità, se lede e calpesta diritti inviolabili della persona garantiti dalla Costituzione, allora il principio dell’immunità degli Stati dalla giurisdizione civile, quel principio generalmente riconosciuto che impedisce di agire in giudizio contro un paese straniero, cede il passo alla necessità di tutelare diritti superiori.

Questo ha stabilito la Corte Costituzionale, con una decisione sofferta e coraggiosa, giunta dopo due rinvii e a un mese dall’udienza pubblica, che di fatto apre la strada alle vittime italiane dei lager nazisti per ottenere i risarcimenti per il danno subito. “Esiste un nucleo di diritti inderogabili e fondamentali la cui negazione, nel secolo scorso, ha prodotto in Germania, ma anche in Italia, una soppressione dei diritti democratici a cui è seguita una guerra catastrofica”, aveva detto in udienza Joaquin Lau, l’avvocato tedesco che opera però a Firenze e che ha difeso i diritti delle vittime.

Quest’impostazione è stata sostanzialmente accolta dalla Corte con la sentenza redatta da Giuseppe Tesauro, che tra poco, l’8 novembre, lascerà l’incarico di giudice e anche quello di presidente, ricoperto per un breve periodo.

Le decisioni della Consulta sono collegiali e l’assise dei giudici non era compatta nello schierarsi su una lettura che mette in gioco i rapporti con gli altri stati, nello specifico con la Germania, e che chiama in causa anche una pronuncia della Corte dell’Aja. Il 3 febbraio 2012, infatti, l’Aja ha ribadito l’immunità della Germania fissando un obbligo: il giudice italiano deve negare d’ufficio la propria competenza nelle cause civili di risarcimento per i crimini compiuti dai nazisti in Italia.

E l’Italia ha recepito tale sentenza con la legge n. 5 del 2013. Proprio su questa norma il Tribunale di Firenze, investito dei ricorsi presentati da alcune vittime e parenti delle vittime italiane dei lager, ha sollevato dubbio di costituzionalità e la Corte Costituzionale, dopo una riflessione attenta, lo ha accolto, seppure a maggioranza – a quanto risulta – e non all’unanimità.

Le norme che impediscono al giudice italiano di accertare l’eventuale responsabilità civile di un altro Stato per violazioni gravissime, quali i crimini di guerra o contro l’umanità, commesse nel territorio nazionale a danno di cittadini italiani, sono incostituzionali, ha detto la Corte; ledono gli articoli 2 e 24 della Costituzione, il primo dei quali tutela i diritti inviolabili dell’uomo, il secondo il diritto di difesa. “Ciò a cui, a mio giudizio, si qui è fatto appello – osserva Roberto Virzo, docente di Diritto internazionale all’Università del Sannio e di Organizzazione internazionale alla Luiss – è la teoria dei ‘controlimiti’, per cui quando una norma di diritto internazionale a cui l’Italia è vincolata entra in conflitto con i valori fondamentali, se ne blocca l’applicazione”.

Secondo il procuratore militare di Roma Marco De Paolis, il magistrato che ha istruito la maggior parte dei processi contro i criminali di guerra nazisti, quella della Consulta è una sentenza importantissima e credo che la comunità internazionale non possa ignorarla: ritengo possa riaprire la dolorosa pagina dei risarcimenti negati ai familiari delle vittime del nazismo e anche agli internati militari italiani”. Per chi è stato deportato in Germania, ha subito il campo di concentramento prima e il lavoro forzato poi, come Duilio Bergamini, una delle vittime protagoniste dei ricorsi che racconta con una lucidità sorprendente la sua vicenda, é una “grande vittoria. Sono felicissimo – dice a caldo al telefono – ma non penso al risarcimento, non penso ai soldi. Volevo fosse affermato un principio. Per me e anche in memoria di un amico che i tedeschi uccisero a tradimento: sono passati oltre 70 anni ma non posso dimenticare”.