La Svizzera rafforza i controlli al confine con l’Italia: “Arrivano criminali”. C’è chi propone anche un muro

Pubblicato il 3 Marzo 2011 - 20:05 OLTRE 6 MESI FA

Foto presa da Wikipedia

MILANO – Lungo il confine tra Italia e Svizzera verranno moltiplicate pattuglie e posti fissi di polizia, anche di notte, nonostante la Confederazione Elvetica abbia ormai abbracciato il trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone. La misura annunciata il 2 marzo dalla polizia cantonale può essere letta in due modi: da un lato è una risposta ad una escalation di reati, rapine soprattutto, che nell’ultimo mese ha investito il Canton Ticino e dall’altro è la spia di un clima che va montando a Lugano e dintorni con l’avvicinarsi delle elezioni cantonali.

La consultazione che avrà luogo il 10 aprile prossimo si giocherà anche sul tema dei rapporti con l’Italia e sullo spauracchio che dalla Lombardia possano arrivare nuove ondate di lavoratori a basso costo ma anche di malviventi che derubano banche e negozi lungo il confine e poi si rifugiano al di qua del confine grazie a controlli di frontiera divenuti più morbidi.

Alcuni mesi fa aveva fatto scalpore proprio una campagna politica a suon di cartelloni che equiparava lavoratori italiani e banditi a famelici ratti all’assalto per formaggio elvetico. Promotore di quella campagna era stata l’Udc, partito dell’ultradestra svizzera, da sempre contrario alla rottura dello storico isolazionismo di Berna.

“Ci avevano accusato di essere rozzi e xenofobi ma vedo adesso che i temi da noi sollevati sono in primo piano nell’agenda politica”, dice soddisfatto Pierre Rusconi, leader dell’Udc in Canton Ticino. Il più roboante di tutti è stato Giuliano Bignasca, fondatore della lega dei Ticinesi, che due settimane fa aveva proposto di innalzare un muro alto quattro metri lungo il confine delle province di Varese e Como.