Ucraina: opposizione dice no a Ianukovich, guerra civile a un passo

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Gennaio 2014 - 07:25 OLTRE 6 MESI FA
Ucraina: opposizione dice no a Ianukovich, guerra civile a un passo (foto Ansa)

Ucraina: opposizione dice no a Ianukovich, guerra civile a un passo

KIEV – Neppure l’offerta “irrinunciabile”, quella della poltrona da premier, ingolosisce i contestatori. L’Ucraina resta sull’orlo del baratro, a un passo dalla guerra civile. L’opposizione ha rifiutato la proposta di guidare il governo che, incalzato dagli eventi, il presidente Viktor Ianukovich ha avanzato per cercare di salvare la poltrona: una mossa a sorpresa, che prevedeva di sacrificare il fedele premier Mikola Azarov per affidare il governo ai suoi avversari politici e dare vita a un esecutivo guidato da Arseni Iatseniuk, capogruppo del partito dell’odiata Timoshenko, con il ‘dottor Pugno di Ferro’ Vitali Klitschko vice premier per gli affari umanitari.

Klitschko e Iatseniuk chiedono però di più a Ianukovich: l’abrogazione delle “liberticide” leggi anti-protesta (che il presidente vuole solo modificare) e le elezioni presidenziali subito, quest’anno, e non nel 2015 come previsto.

“Ianukovich ha accettato molte delle nostre richieste – ha detto Klitschko -, ma su altre continueremo a cercare un compromesso. Non faremo nessun passo indietro”.

A rimanere apparentemente fuori dai giochi è il terzo leader dell’opposizione: l’ultranazionalista Oleg Tiaghnibok, il cui partito ‘Svoboda’ è stato sempre in prima fila in questi due mesi di proteste e che, nella serata di sabato 25 gennaio, a sua volta parlando alla piazza insieme agli altri leader ha tuonato: “la lotta continua, siamo determinati e non torneremo sui nostri passi”.

E la proposta di Ianukovich – che non ha intenzione di mollare la presidenza, come chiesto dai manifestanti – secondo alcuni osservatori mirava anche a dividere l’opposizione. Niente di fatto comunque, e del resto neanche la piazza sembrava aver accolto questa possibile soluzione con molto entusiasmo, anzi. Gli scontri tra insorti e polizia a Kiev sono ripresi violenti ieri notte e l’uccisione di un poliziotto a colpi di armi da fuoco alla testa e il presunto rapimento di altri tre da parte dei dimostranti (che però negano ogni coinvolgimento) ha fatto salire la tensione alle stelle.

L’Europa è preoccupata e sabato è sceso in campo anche il premier Letta, chiedendo che “si fermi la violenza e riparta il dialogo”.

“Guardiamo con angoscia a questa crescita continua degli scontri e della repressione. L’Unione europea non può accettare un’evoluzione così drammatica degli eventi”,

ha aggiunto Letta.

Il ministero dell’Interno ucraino ha accusato gli insorti di aver “ferito e rapito” tre poliziotti a Kiev e di aver accoltellato uno di loro, mentre gli altri due sarebbero stati liberati in serata di sabato ma avrebbero dei segni di tortura sul corpo. La rivolta intanto dilaga in tutto il Paese, soprattutto nell’ovest filo-occidentale, e sono già 11 su 25 le regioni in cui i palazzi del potere locale sono in mano ai manifestanti, con la polizia che a volte si è anche schierata dalla loro parte o non è intervenuta.

A questi si aggiunge il ministero dell’Energia (prima occupato, poi solo presidiato) e quello dell’Agricoltura, in cui hanno fatto irruzione i militanti di ‘Spilna Sprava’. La facilità con cui gli insorti penetrano nei palazzi del potere mostra come governo e presidente non abbiano il controllo della situazione, soprattutto a ovest, mentre l’est, nonostante alcune manifestazioni antigovernative, resta il feudo elettorale di Ianukovich e oggi a Donetsk migliaia di persone hanno manifestato in suo favore “contro la guerra civile”.

L’occupazione dei palazzi del potere è però un grosso problema per il capo dello Stato, che per cercare di venirne fuori ha promesso un’amnistia per tutti quelli che hanno partecipato alle proteste, ma in cambio della liberazione degli edifici. La proposta di Ianukovich – che prevedeva anche una revisione della costituzione per ridurre i poteri presidenziali e tornare ad una repubblica parlamentare – è stata avanzata in un vertice con l’opposizione. Ed e’ arrivata subito dopo che il commissario Ue all’Allargamento Stefan Fule ha incontrato i protagonisti della politica ucraina chiedendo “una serie di passi concreti per cominciare a ricostruire la fiducia della gente fermando la spirale della violenza”.

Sabato, intanto.  il ministro dell’Interno ucraino, Vitali Zakharcenko, ha alzato il tono dello scontro definendo “vani” gli sforzi per risolvere la crisi in modo pacifico e dichiarando che i dimostranti che si trovano in piazza Maidan (centro delle proteste ‘europeiste’ ormai più che altro antigovernative) e nei palazzi pubblici occupati verranno considerati dalla polizia come esponenti di “gruppi estremisti“.

Non è stata meno dura la risposta dell’ex ministro della Difesa Anatoli Gritsenko, che ha chiesto ai manifestanti che hanno armi regolarmente registrate di portarle con sé per difendere piazza Maidan. “Io sarò il primo – ha aggiunto -. Ho una pistola con me adesso”. Intanto, mentre c’è chi sembra pronto alla guerra, aumenta il numero delle vittime dell’attacco della polizia a fucilate contro gli insorti di Kiev: Roman Senik, di 45 anni, è morto in ospedale per le ferite riportate il 22 gennaio. Adesso i morti sono almeno tre, sei secondo i manifestanti.