L’Ungheria sfora i “parametri di Maastricht” della democrazia: l’Europa che fa?

Pubblicato il 4 Gennaio 2012 - 18:18 OLTRE 6 MESI FA

Viktor Orban, l'uomo della svolta autoritaria in Ungheria (Lapresse)

BUDAPEST – Viktor Orban si è mosso con discrezione ed è arrivato a dare alla sua Ungheria dei connotati autoritari che Jorg Haider in Austria, Silvio Berlusconi in Italia e Recep Tayyip Erdogan in Turchia non erano mai neanche arrivati a concepire. Perché questi paragoni? Perché con Haider, Berlusconi ed Erdogan, probabilmente perché davano più nell’occhio, l’Europa ha fatto sentire la sua voce. Haider si beccò nel 2000 le sanzioni, Berlusconi è stato bersaglio dell’ostracismo di tutta la sinistra europea (e negli ultimi tempi anche della destra), Erdogan fu indotto ad allontanarsi dall’idea di un ingresso turco nella Ue.

Con la destra di Orban l’Europa non è andata oltre il “colpo di tosse”. Eppure la nuova costituzione in vigore dal primo gennaio 2012 introduce trenta nuovi articoli che sforerebbero qualsiasi parametro di Maastricht della democrazia, qualora esistesse. Il senso generale è accentrare i poteri in mano al governo e imbavagliare l’opposizione. Oltre alla riforma della Banca centrale, dei media, della giustizia messi sotto stretto controllo del premier e della legge elettorale fatta su misura del partito di maggioranza, il Fidesz (“Alleanza dei giovani democratici”), il governo Orban ha introdotto una legge sulla ”stabilità finanziaria”, che fissa un’aliquota fiscale unica al 16 per cento modificabile solo con i voti di due terzi del parlamento: un insieme di misure che legano le mani ad un futuro governo, anche in materia di bilancio. E’ infatti improbabile che un governo dell’attuale opposizione possa raggiungere una tale maggioranza in parlamento, di cui dispone il partito che Orban ha fondato nel 1988.

Senza dimenticare la nomina in tutti i posti chiave dell’apparato dello stato di fedelissimi di Orban. Il presidente della Banca centrale, Andras Simor, è l’ultimo ad opporsi a tale sistema. Ma per quanto tempo ancora resisterà, anche col sostegno della Banca centrale europea? Nel settore culturale, il Fidesz non ha esitato a nominare personalità notoriamente di estrema destra, anche antisemite, mentre nei media pubblici c’è stata una serie di licenziamenti di massa di giornalisti ostili al potere, alcuni dei quali hanno effettuato uno sciopero della fame e sono stati immediatamente licenziati. Il pugno di ferro di Orban si è abbattuto anche contro l’emittente dell’opposizione “Klubradio”, cui è stata ritirata la frequenza.

Nella nuova Costituzione sparisce la dicitura Repubblica d’Ungheria per lasciare il posto alla sola “Ungheria” e compare un esplicito riferimento a Dio: “Dio benedica gli ungheresi”. Per quanto riguarda la sfera politica, la nuova Carta rende retroattivamente “responsabili dei crimini comunisti” commessi fino al 1989 i dirigenti dell’attuale partito socialista (ex comunista), i quali hanno denunciato “l’instaurazione di una dittatura” da parte di Orban. Per quanto riguarda la religione, la nuova Costituzione riduce da 300 a 14 le comunità che possono beneficiare di sovvenzioni pubbliche. Il testo va a toccare anche la sfera privata dei cittadini stabilendo che l’embrione è un essere umano sin dall’inizio della gravidanza e che i matrimoni possono avere luogo solo tra un uomo e una donna.

La manifestazione delle opposizioni contro il governo Orban che celebrava la nuova costituzione (Lapresse)

Dov’è l’Europa con la sua “isteria del politicamente corretto”, come titola il Corriere? Severissima sui bilanci ma lasca sui principi di libertà e democrazia? Budapest non è poi così lontana da Berlino, da Strasburgo o da Bruxelles. Tre passi nel fascismo. Per ora, l’ipotesi di un avvertimento di una minaccia di una multa è il massimo che hanno ottenuto dalle autorità Ue i 100 mila ungheresi che sono scesi in piazza per protestare contro il governo Orban che celebrava al Teatro dell’Opera la nuova costituzione.

”La Commissione europea è stata la prima a sollevare dubbi sulla conformità delle nuove leggi ungheresi sui media, la giustizia e la Banca centrale, con i valori Ue e i trattati europei”, ha rivendicato il portavoce Olivier Bailly. Se l’esame dei servizi giuridici confermasse i dubbi, Bruxelles è pronta ad aprire una procedura di infrazione contro Budapest. Il processo prevede l’invio di un allarme preventivo, poi di una messa in mora, infine un ricorso alla Corte di giustizia che, in caso di condanna, contempla multe salate per ogni giorno di mancata messa in regola.

Un colpo di tosse, dicevamo. Mentre da parte del Partito Popolare europeo non c’è stato neanche quello. Orban è uno dei vice presidenti del Ppe e nessuno ha pensato finora di rimuoverlo dal suo incarico.