120mila euro di multa, ma che ci faceva con la Bmw (pubblica) quel figlio di Achille

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2015 - 11:24 OLTRE 6 MESI FA
120mila euro di multa, ma che ci faceva con la Bmw (pubblica) quel figlio di Achille

Norberto Achille

MILANO – In 17 anni hanno totalizzato un record. Tra semafori rossi, eccessi di velocità e affini hanno collezionato multe per 120mila euro. Multe tutte pagate ma non con i soldi di chi le ha prese, con quelli di una società pubblica, la Ferrovie Nord Milano. Protagonisti della vicenda Norberto Achille, per 17 anni a capo della società, suo fratello Nicola ma soprattutto suo figlio Marco Achille.

Era quest’ultimo a usare, non si sa bene a che titolo, le auto di rappresentanza di Ferrovie Nord. E a collezionare multe su multe. Pratica che, scrive Repubblica in un lungo pezzo firmato da Emilio Randacio, sarebbe continuata anche a inchiesta in corso.

L’auto preferita da Marco Achille è soprattutto una Bmw 5. Ma al di là dell’uso improprio, del possibile rilievo penale della vicenda, una domanda sorge spontanea. Come si fa ad arrivare a prendere 120mila euro di multe? Cosa ci faceva con quella Bmw pubblica il figlio di Achille? Sulla questione si interroga a modo suo Massimo Gramellini che sulla Stampa scrive:

Centoventimila euro di multe. Anche a prenderne una al giorno, quanti anni di coscienzioso menefreghismo ci vogliono per metterle insieme? E quale sorgente inesauribile di punti zampillava dalla patente di chi ha continuato, sbadato e imperterrito, a collezionare contravvenzioni? Qui si narrano le gesta dei figli neanche più giovanissimi del presidente delle Ferrovie Nord (FN) di Milano, a cui il babbo aveva dato in uso due auto blu decisamente indisciplinate. Uno dei tanti agi che il satrapo dei pendolari divideva con i suoi cari. Dai telefoni all’abbigliamento, dalla pay-tv alle scommesse sportive. Possibile che nessuno si fosse accorto di niente? Cercheranno di farcelo credere, ma sarà ben esistito un ragioniere che saldava gli estratti conto, un revisore addetto ai controlli, un amministratore che per mestiere avrebbe dovuto dare uno sguardo ai bilanci e invece soffriva di temporanea cecità. Esistevano, ovviamente. Però nessuno ha parlato perché nessuno si è stupito né tantomeno scandalizzato

Di cronaca si occupa invece Randacio. Cita le intercettazioni. Telefonate che raccontano di un padre, Randacio, che a un certo punto sembra quasi spaventato per la piega che sta prendendo la vicenda e di un figlio, Marco, che imperterrito continua a usare l’auto e prendere multe:

(… ) Achille riceve una telefonata da tale “Alida”, definita dagli investigatori come “conoscente di Norberto”. “Stamattina un altro articolo…. su Repubblica… con 120mila euro di multe pagate ai familiari”. L’interlocutrice sembra basita. Ma “questo è vero?”, chiede al numero uno di Fnm. “Beh, in parte sì… Sono, se tu fai il conto 17 anni, son tanti voglio dire, ovviamente… però non sono state pagate (le multe, ndr), sono arrivate in ritardo… un casino su quelle multe”. Infrazioni al codice della strada commesse — se si segue il solco dell’indagine — soprattutto dalla Bmw “in uso esclusivo a Marco Achille”. Al quale il padre, a un certo punto si rivolge categorico «non andare in giro con quella macchina lì, adesso se ci beccano facciamo proprio il botto, capisci?».
Era un vezzo, quello di infrangere le norme e di metterle sul conto della società, che non si frena comunque in casa del manager, anche quando lo scandalo è già scoppiato. Sempre il 26 marzo, il padre avvisa telefonicamente il figlio; “Sono arrivate altre due multe. Per velocità e un semaforo rosso”. Il padre sembra severo, questa volta. “Sì, può darsi perché sono passato in quel cazzo di viale Famagosta a 55 all’ora”, risponde serafico il commercialista. Ma il padre sbotta. “Di oltre 10 chilometri all’ora (sopra il limite, ndr). E poi un’altra perché sei passato con il rosso. Cazzo, sono altri 500 euro di multa”. Tanto, poi, paga l’azienda.