Pomezia, nube tossica. Pericolo amianto? Scontro sui controlli

Pomezia, nube tossica. Pericolo amianto? Scontro sui controlli
Pomezia, nube tossica. Pericolo amianto? Scontro sui controlli

ROMA – “E’ probabile che ci possa essere stata una dispersione di microfibre di amianto nell’atmosfera”. Ad affermarlo all’ANSA è il direttore dell’Istituto per l’inquinamento atmosferico del Cnr, Nicola Pirrone, commentando la notizia della presenza di amianto incapsulato nelle coperture del tetto dell’azienda Eco X andata a fuoco sulla Pontina, vicino Roma, nella mattinata di venerdì 5 maggio.

“Per avere però la certezza della presenza di amianto, sostanza cancerogena per l’uomo – sottolinea l’esperto – è necessario che venga effettuato un monitoraggio atmosferico da parte dell’Arpa Lazio: mi aspetterei che già domattina si pubblicassero i primi dati certi in merito alla presenza o meno di fibre di amianto in atmosfera”.

Ad ogni modo, avverte Pirrone, “ritengo la situazione molto preoccupante e mi aspetto che l’incapsulamento dell’amianto presente nelle coperture del tetto non abbia resistito alle altissime temperature determinate dall’incendio”.

L’incapsulamento delle microfibre di amianto, spiega infatti l’esperto, “è realizzato con materiali isolanti, tipo cuscinetti che ‘racchiudono’ le fibre. Non si tratta però di materiali tali da poter resistere ad altissime temperature, quali quelle determinate da un incendio di questa portata”. In questo momento, afferma Pirrone, “è fondamentale il monitoraggio per la rilevazione di eventuali microfibre in atmosfera, al fine di poter dare le giuste indicazioni alla popolazione”.

L’amianto è una sostanza cancerogena: “Se ne fosse provata la presenza in atmosfera – rileva lo specialista – si renderebbe necessario l’uso di mascherine nelle aree critiche”. Intanto, l’Osservatorio nazionale amianto (Ona) rende noto che “più di 100 cittadini sono stati assistiti dall’unità di crisi costituita dall’Ona ed alcuni hanno già accusato malori”.

L’Osservatorio, annuncia il presidente Ezio Bonanni, “presenterà un esposto denuncia per il reato di disastro ambientale e chiederà l’applicazione della nuova legge sugli eco reati”. La richiesta, conclude, è che “le istituzioni competenti adottino tutte le giuste misure precauzionali”.

Nel mentre però è scontro sui primi rilievi delle emissioni effettuati dall’Arpa Lazio. “Dall’analisi dei dati non emergono superamenti dei limiti imposti per la qualità dell’aria dalla normativa vigente” fa sapere l’Arpa Lazio che, sabato e domenica, ha diffuso il bollettino quotidiano relativo alla giornata del 5 maggio secondo il quale la qualità dell’aria a due giorni del rogo, risulta buona (non supera cioè i livelli stabiliti per legge) e non rileva, quindi, al momento evidenze importanti.

Un bollettino però – come riportato nella nota stessa – che si basa esclusivamente sulle analisi dei valori di biossido di azoto (NO2), ozono (O3) e polveri sottili (PM10) rilevati sulle centraline fisse di Ciampino, Cinecittà e Fermi e su quella mobile di Albano Laziale, dunque non solo lontane dal luogo dove è avvenuto l’incendio ma che non dicono nulla sugli inquinanti invece più temuti dalla popolazione: ovvero diossina e amianto. Ma sugli inquinanti più pericolosi non si ha ancora alcuna indicazione, nessuna certezza.

E la domanda sorge spontanea proprio nel giorno in cui ai microfoni dei Tgr Lazio il direttore del dipartimento prevenzione della Asl Roma 6, Mariano Sigismondi conferma la presenza di amianto incapsulato nelle coperture del tetto del sito di stoccaggio distrutto dalle fiamme. “Ora si dovrà valutare l’effetto del calore su questa particolare sostanza – sottolinea – Al momento non abbiamo elementi che possano far destare preoccupazioni, almeno a livello acuto”.

L’Agenzia regionale ha provveduto anche al campionamento speciale attraverso rilievi straordinari sull’area colpita ma di queste analisi si attendono ancora (e con ansia) i risultati che verranno comunicati nei prossimi giorni. Se la nota dell’Arpa al momento esclude rischi sulla salute (contribuendo a tranquillizzare i cittadini), i risultati parziali lasciano ancora un’ampia zona di incertezza.

L’amministratore delegato della “Eco X” ha escluso fin da subito la presenza di amianto sulla copertura dei capannoni distrutti dalle fiamme. “Nel nostro stabilimento non c’erano rifiuti pericolosi – ha spiegato il manager – La ditta raccoglieva plastica e cartone, legno, ferro e cemento: noi lavoravamo materiali, li dividevamo e poi smistavamo, a seconda del genere, in altri stabilimenti”.

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