Abruzzo, i conti in tasca al terremoto

Pubblicato il 14 Aprile 2009 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA

E’ il momento dei numeri: il 30 per cento delle case inagibili, altre due su dieci forse abitabili ma dopo interventi di restauro. Fa una casa su due da rifare a L’Aquila e dintorni. Fa, soprattutto, anni di tempo e miliardi di euro. Tra sei mesi là sarà inverno rigido, in tenda non possono restare. Il governo giustamente non vuole baraccopoli. Ma in sei mesi si può ricostruire in muratura? Arriverà ineluttabilmente il giorno dei prefabbricati?

Fa miliardi, da quattro a sette in tre anni. Dove trovarli? Con lotterie, cinque per mille, collette e simili si resta molto lontani. Dovrà pensarci il fisco. A chi il governo farà pagare la ricostruzione in Abruzzo dal momento che il fisco italiano funziona in maniera tutt’altro che neutrale? A chi di tasse ne ha pagate poche se verrà scelto lo strumento dello scudo fiscale, cioè della tassa sui soldi fatti uscire illegalmente dall’Italia e domani, per legge, autorizzati a farli rientrare. Pagando sì, ma con lo sconto. Oppure far pagare la ricostruzione a chi paga sempre, cioè con l’Irpef, per via di una tantum o di aumento delle aliquote. In questo caso paga soprattutto il lavoro dipendente. Oppure ancora, ma nessuno osa dirlo, agendo sull’Iva e facendo pagare al lavoro autonomo? Quali che siano i suoi conti, per ora il governo li fa certo, ma in silenzio.