Sequestro Abu Omar, governo Monti come Prodi e Berlusconi: “Segreto di Stato”

Pubblicato il 28 Gennaio 2013 - 12:21| Aggiornato il 7 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – I documenti sul sequestro di Abu Omar rimangono sotto il segreto di Stato. Il governo di Mario Monti lo ha deciso il 28 gennaio 2012, come prima fecero i governi Prodi e Berlusconi, durante la prima udienza del processo d’Appello in corso a Milano. La difesa di Marco Mancini, ex numero due dei servizi segreti italiani del Sismi, ha presentato la lettera del consiglio dei ministri che stabilisce il segreto di Stato. Un modo per contrastare la decisione della Cassazione, che aveva annullato l’immunità a Mancini e agli altri ex sismi indagati tra cui Niccolò Pollari. 

Il legale ha chiarito che nella lettera viene ”rilevata la vigenza del segreto di Stato”, come già apposto sulla vicenda del sequestro dell’ex imam egiziano, avvenuto nel 2003, da parte dei governi Prodi e Berlusconi. Nella lettera, si spiega che il segreto di Stato è relativo in particolare ai rapporti ”tra i servizi di intelligence nazionali e stranieri” soprattutto in merito alle ”modalità organizzative”. Nella stessa missiva viene chiarito che ”l’autorità giudiziaria non può né acquisire, né utilizzare atti coperti da segreto”.

Lo scorso settembre la Cassazione, oltre a condannare 23 agenti della Cia in via definitiva per il sequestro di Abu Omar, aveva annullato la sentenza di non doversi procedere per Marco Mancini, l’ex numero uno del Sismi Nicolò Pollari e per altri tre ex responsabili del servizio segreto militare, perché, in sostanza, aveva ritenuto troppo lunga e in parte illegittima la ‘coperta’ dell’immunità del segreto di Stato. Da qui un nuovo processo d’appello per i cinque imputati iniziato il 28 gennaio.

Il sostituto procuratore generale De Petris ha chiesto invece ai giudici, proprio sulla base della sentenza della Cassazione, di acquisire agli atti i verbali resi in fase di indagini da Mancini e da altri tre ex responsabili del Sismi, e anche imputati, Ciorra, Di Troia e Gregorio. La difesa di Mancini si è opposta all’ingresso di questi verbali nel processo d’appello e ora stanno parlando le altre difese.

Secondo uno dei legali di Mancini, l’avvocato Luigi Panella, la Cassazione infatti non poteva, come ha fatto, ”aggirare il segreto di Stato” apposto sulla vicenda dai governi Prodi e Berlusconi e confermato anche dall’esecutivo Monti. Dunque, spiega la difesa di Mancini, la Cassazione è  entrata ”in contrasto” con le decisioni prese dalla Corte Costituzionale sul segreto di Stato negli anni sul caso Abu Omar.

Panella spiega: “La Cassazione ha rimosso il fatto che a queste persone, tra cui Mancini, è stato apposto il divieto di rivelare notizie coperte da segreto, un divieto che se non rispettato li manderebbe incontro a sanzioni penali, fino a 24 anni di reclusione”. Il legale inoltre ha chiarito che nella stessa lettera inviata dal governo Monti a Mancini venerdì scorso viene spiegato che ”possono essere secretate anche fonti di prova essenziali per l’accertamento del reato”. Il legale ha chiesto che vengano inviati gli atti alla consulta per violazione di una serie di articoli della Costituzione: articoli 1-2-3-52-101 e 134. (

In particolare, la difesa di Mancini chiede di sentire Monti ”affinché riferisca sugli esiti dell’istruttoria del Dis indicata nella lettera inviata a Mancini e su eventuali accertamenti effettuati che possono anche riguardare l’estraneità di Mancini rispetto all’imputazione”.

I legali dell’ex numero due del Sismi hanno chiesto inoltre di sentire due vice direttori dell’Aise, anche in relazione a ”eventuali riscontri acquisiti su eventuali altri soggetti che hanno posto in essere le condotte imputate a Mancini”. Inoltre, la difesa ha chiesto di ascoltare come teste anche il capo della Digos milanese, Bruno Megale, e l’esame di tutti gli imputati.