Abu Omar, Napolitano grazia il colonnello Romano

Pubblicato il 5 Aprile 2013 - 19:50| Aggiornato il 17 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano concede la grazia al colonnello Joseph Romano, il militare statunitense condannato per il sequestro di Abu Omar.  Per quel rapimento Romano era stato condannato in contumacia prima a cinque e poi a sette anni.

”La decisione – si legge in una nota diffusa dal Quirinale – è stata assunta dopo aver acquisito la documentazione relativa alla domanda avanzata dal difensore avvocato Cesare Graziano Bulgheroni, le osservazioni contrarie del Procuratore generale di Milano e il parere non ostativo del Ministro della Giustizia. A fondamento della concessione della grazia, il Capo dello Stato ha, in primo luogo, tenuto conto del fatto che il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato ad un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall’Italia e dalla Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto.

D’altra parte, della peculiarità del momento storico dà conto la stessa sentenza della Cassazione che, pur escludendo che il Romano – come gli altri imputati americani – potesse beneficiare della causa di giustificazione dell’avere obbedito all’ordine delle Autorità statunitensi, ha però ricordato ”il dramma dell’abbattimento delle torri gemelle a New York e il clima di paura e preoccupazione che rapidamente si diffuse in tutto il mondo”; e ha evidenziato ”la consapevolezza che ben presto maturo’ di reagire energicamente a quanto accaduto e di individuare gli strumenti piiù donei per debellare il terrorismo internazionale e quello di matrice islamica in particolare”, consapevolezza alla quale consegui’ l’adozione da parte degli Stati Uniti di ”drastici” provvedimenti”.

”In secondo luogo – prosegue il comunicato del Quirinale -, il Capo dello Stato ha tenuto conto della mutata situazione normativa introdotta dal d.P.R. 11 marzo 2013, n. 27 che ha adeguato al codice di procedura penale del 1988 le modalità e i termini per l’esercizio da parte del Ministro della Giustizia della rinuncia alla giurisdizione italiana sui reati commessi da militari NATO, consentendo tale manifestazione di volonta’ in ogni stato e grado del giudizio. In particolare, il sopravvenire di tale nuova disciplina costituisce sicuramente un fatto nuovo e rilevante il quale avrebbe fatto emergere un contesto giuridico diverso, piu’ favorevole – nel presupposto della tempestività della rinuncia – all’imputato”.

”In definitiva – conclude la nota -, con il provvedimento di grazia, il Presidente della Repubblica nel rispetto delle pronunce della Autorita’ giudiziaria ha inteso dare soluzione a una vicenda considerata dagli Stati Uniti senza precedenti per l’aspetto della condanna di un militare statunitense della NATO per fatti commessi sul territorio italiano, ritenuti legittimi in base ai provvedimenti adottati dopo gli attentati alle Torri Gemelle di New York dall’allora Presidente e dal Congresso americani. L’esercizio del potere di clemenza ha cosi’ ovviato a una situazione di evidente delicatezza sotto il profilo delle relazioni bilaterali con un Paese amico, con il quale intercorrono rapporti di alleanza e dunque di stretta cooperazione in funzione dei comuni obiettivi di promozione della democrazia e di tutela della sicurezza”.

”A fondamento della concessione della grazia, il Capo dello Stato ha tenuto conto del fatto che il Presidente Usa Barack Obama, subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato ad un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall’Italia e dalla Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto”.

L’ambasciata americana ha accolto con estremo favore la notizia. In una nota si legge che l’ambasciata Usa a Roma ha molto apprezzato il contesto di amicizia italo-americana nel quale la decisione presa da Napolitano è maturata.