Abusò figlia convivente: prescritto. 20 anni il processo, giudice chiede scusa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Febbraio 2017 - 09:08 OLTRE 6 MESI FA
Abusò figlia convivente: prescritto. 20 anni il processo, giudice chiede scusa

Abusò figlia convivente: prescritto. 20 anni il processo, giudice chiede scusa

ROMA – Abusò della figlia della convivente: prescritto. Giudice chiede scusa. La legge parla chiaro, un processo non può durare più di vent’anni, è una garanzia per tutti. Anche per chi è stato accusato e poi condannato in primo grado per un delitto odioso come lo stupro di una bambina di 7 anni. Per questo Paola Dezani, l’imbarazzata giudice della Corte d’Appello di Torino che ha dovuto prosciogliere il mostro per sopraggiunta prescrizione, si è sentita in dovere di chiedere scusa al popolo italiano per quei vent’anni di processo trascorsi a questo punto inutilmente.

Un procedimento penale che dura vent’anni è infatti una sconfitta per tutti. Per questo anche il presidente della Corte d’Appello ha chiesto scusa alla vittima, che oggi ha 27 anni: “Si deve avere il coraggio di elogiarsi, ma anche quello di ammettere gli errori. Questa è un’ingiustizia per tutti, in cui la vittima è stata violentata due volte, la prima dal suo orco, la seconda dal sistema”.

La vicenda è orribile. La piccola venne trovata in mezzo alla strada in stato confusionale, all’ospedale avevano riscontrato traumi e abusi: la madre quando andava al lavoro l’aveva affidata al compagno con cui conviveva. L’orco, appunto. Condannato in primo grado dopo 10 anni dal tribunale di Alessandria ma solo per maltrattamenti, ci sono voluti altri 9 anni perché gli atti fossero trasferiti alla Corte d’Appello. Quindi una recidiva che non avrebbe dovuto essere contestata all’imputato ha imposto un altro stop. Gli anni si andavano accumulando. A venti sono diventarti troppi.