Accoltellò la ragazza che lo rifiutò e uccise tassista: suicida Stefano Rossi in cella

Pubblicato il 23 Marzo 2012 - 19:25 OLTRE 6 MESI FA

BOLOGNA, 23 MAR – Massacro' la ragazzina che lo rifiuto', infierendo con ferocia indicibile, 470 coltellate, e oltraggiandole il corpo. Uccise il taxista che lo prese a bordo solo per facilitarsi la fuga, senza senso. Dopo poche ore si costitui'. Sei anni dopo si e' suicidato in cella, nel carcere della Burla a Parma, dove da due anni era in isolamento diurno.

Lo ha fatto inalando il gas di una bomboletta a uso di cucina. E' questa la fine che ha scelto per se' Stefano Rossi, 25 anni, che compi' il duplice omicidio il 28 marzo 2006.

La prima vittima fu quella predestinata, il vero obiettivo della sua follia. La studentessa Virginia Fereoli, 17 anni, lo aveva respinto. E Rossi, premeditando, la attiro' in un parco di Felino, nel Parmense. Voleva assassinarla. Si era infatti portato dietro una pistola, un coltello e un nunchaku, due bastoni collegati alle estremita' da una catena di ferro. Per prima cosa la strangolo', poi ancora viva le rifilo' una stilettata al cuore. Quindi infieri' con centinaia di coltellate al corpo esanime, le ricopri' il viso di sputi, le sfilo' le scarpe, le infilo' i calzini alle mani. Quindi chiamo' un amico, si fece dare un passaggio a Parma, dove chiamo' un taxi. Fu l'ultimo viaggio 'di servizio' di Andrea Salvarani. Rossi lo uccise con un colpo di pistola al solo scopo di rubargli l'auto. Omicidio inutile. Poteva farsela consegnare, l'auto. E poi, dove sarebbe potuto andare? Da nessuna parte. Poche ore dopo, infatti, si costitui' ai carabinieri.

Fu, ovviamente, ergastolo, confermato il 3 febbraio 2011 in Cassazione, con isolamento diurno di due anni. Il tema, ancor piu' ora che si e' ucciso, e' sempre quello. Meritava di vedersi riconosciuta la seminfermita' mentale, come da sempre ha chiesto il suo legale? ''E' stata una tragedia annunciata'', ha detto qualche ora dopo il suicidio l'avvocato Stefano Molinari: ''Una tragedia che si va ad aggiungere alla decine che interessano purtroppo ogni mese le carceri italiane. Quello di Stefano Rossi e' solo l'ultimo caso di una lunga lista. Nel 2010 ci sono state 186 morti negli istituti italiani, nel 2011 184 e sono quasi tutti dovuti a suicidi''. Ma sugli appelli per ottenere una tutela psichiatrica, il legale non indugia: ''Tornare su questo argomento oggi e' purtroppo inutile''.

''Sono rimasto molto colpito. Ero molto coinvolto dalla tragedia di quel ragazzo e non me l'aspettavo, pensavo di rimanere piu' freddo visto quello che ha fatto alla mia famiglia''. Sono state queste le parole di Paolo Salvarani, fratello di Andrea: ''Considerando i problemi familiari che ha avuto, considerando le difficolta' della sua infanzia e della sua adolescenza forse doveva essere sostenuto e protetto di piu', pero' andava fatto prima di quella terribile notte. Da sei anni fa ad oggi forse non c'era piu' nulla da fare''. Il suicidio, annunciato dal sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe, e' l'ennesimo: ''Nonostante ogni buona intenzione da parte dell'Amministrazione penitenziaria – ha denunciato Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto – quella delle morti in carcere resta un problema insoluto e, probabilmente, irrisolvibile, considerate le enormi carenze di personale di polizia penitenziaria e di altre figure professionali, oltre, ovviamente, al sovraffollamento''.