Adro, ora anche i giornali di centrodestra si dividono sulla vicenda

Pubblicato il 15 Aprile 2010 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA

La vicenda di Adro, piccolo centro del bresciano di 6.400 abitanti dove la Giunta leghista ha sospeso il servizio di mensa scolastica ai bambini delle famiglie  “morose” continua a creare divisioni. C’è chi si schiera dalla parte del benefattore, l’imprenditore bresciano Silvano Lancini, che in maniera anonima aveva fatto il gesto di saldare le pendenze delle famiglie, in gran parte immigrate, che non pagavano la retta.

Chi dalla parte del sindaco, Oscar Lancini, che per puro caso ha lo stesso cognome dell’imprenditore “rivoluzionario”, come i 200 genitori di allievi della materna e dell’elementare del Comune franciacortino che hanno firmato una petizione lamentandosi con il primo cittadino del fatto che, «tutti risentiamo della crisi e tutti facciamo sacrifici. Non siamo un ente assistenziale, facciamo fatica anche noi a far quadrare i conti, ma è un dovere pagare un servizio che ci viene fornito».

Madri che hanno pagate le rette, tuonano alcuni e non apprezzano il gesto del benefattore bresciano, che ai loro occhi pare più un’astuto modo di dribblare il problema che un vero gesto di pace. Tirano fuori argomenti di legge. La mensa non è un servizio, accedervi non è obbligatorio. C’è qualcuno che ha pareggiato i conti con il suo portafoglio, a titolo di beneficenza? Non doveva.

Divisioni che oltrepassano i confini della provincia bresciana per finire sulle pagine dei più importanti giornali nazionali. Per poi trasformarsi in un confronto serrato tra i quotidiani di partito e di area dello schieramento di centrodestra.  Se da un lato il quotidiano “nel Pdl” sottolinea in prima pagina come il caso di Adro obblighi il Pdl a discutere di solidarietà, il direttore di “Libero” Maurizio Belpietro si scaglia, sempre in prima, contro chi accusa i vertici dell’amministrazione comunale di razzismo: «semplicemente – scrive Belpietro – la gente del posto non ci sta a farsi prendere per il naso: se c’è un servizio a pagamento, è giusto che tutti paghino. Chi più, chi meno in base alle proprie possibilita. La vicenda è tutta qui».

«Per fortuna ci sono tanti lombardi di cuore che vanno oltre i regolamenti, le etichette e le appartenenze», sottolinea dalle colonne del “Secolo d’Italia” Viviana Beccalossi, bresciana doc e già vice presidente della Regione Lombardia, riferendosi al generoso gesto dell’imprenditore di Adro che ha pagato le insolvenze delle famiglie dei bimbi. «Adro non è più razzista di Bologna, tanto per rimanere alla capitale del comunismo alla mortadella», ribatte “Libero”.

Spazio alla vicenda di Adro in prima pagina anche per “Il Fatto Quotidiano”, che ospita un intervento di Dario Fo e Franca Rame: «una società che produce un dolore, una mortificazione, un’umiliazione di questo livello a dei ragazzini innocenti – scrivono – ma che razza di società è? Che razza di valori ha nel corpo, nel cuore e nel cervello? Che cultura produce? Quale dimensione sociale?».

Adlilà delle polemiche, il fatto che i bambini vengano prima di tutto non può essere secondario. Così scende in campo anche la Cgil di Brescia. Il neo-segretario, Damiano Galletti, spiega: «Questi sono i frutti della politica di divisione della Lega. genitori che fanno fatica a pagare la retta e anzichè pretendere che il comune si occupi di loro, attaccano gli altri».  In realtà i temi da affrontare per la Cgil sono semplici: prima di tutto è necessario attuare una valutazione e distinguere chi è in seria difficoltà da chi magari invece fa il “furbetto”. Altra questione, più ampia, riguarda la sfera educativa. Considerare l’ora di pranzo per i piccoli dell’asilo e delle elementari inserita a pieno titolo nell’attività educativa e dunque meritevole di essere sostenuta anche nel piano economico delle istituzioni.