Adro, parla l’imprenditore-benefattore: “Non bisognerebbe pagare per gli altri. Ma il Comune non deve dimenticare la solidarietà”.

Pubblicato il 16 Aprile 2010 - 09:46 OLTRE 6 MESI FA

Silvano Lancini

Ha pagato la mensa per i bambini del comune di Adro, nel bresciano, e ora sta pagando il suo gesto con le critiche dei suoi concittadini.

Silvano Lancini, 55 anni, moglie e tre figli, ex insegnante di matematica, una carriera in Ibm, una storia di successo con l’attuale azienda di software informatica, non si attendeva tutto questo clamore per il suo gesto. Raggiunto dal Corriere della Sera, lo stesso giornale al quale aveva nei giorni scorsi inviato una lettera per cercare di arginare le polemiche: “Non immaginavo un bataclan del genere”, confida a Giangiacomo Schiavi. “Mi aspettavo solo una semplice considerazione: nelle difficoltà c’è qualcuno che ci può aiutare a risolvere un problema”.

E se gli si chiede che cosa pensava di ottenere presentandosi in Comune a saldare con 20mila euro di debiti accumulati dalla mensa e garantire il pasto a tutti i bambini, risponde decido: “Primo: non sono andato a pagare per quei genitori che fanno i furbi. Secondo: ho dato il mio contributo per garantire la continuità del servizio. Terzo: ho pensato che il giorno prima di morire quando farò l’inventario degli errori commessi non ci deve essere niente di cui debba vergognarmi”.

Il minimo che si possa pensare di uno così è che sia un comunista. Ma l’imprenditore-benefattore chiarisce: “Dal 1996 voto per Forza Italia e poi Pdl. Lo ripeto per evitare speculazioni. Ma evidentemente non basta”. E della sinistra dice: “Ha una visione troppo ideologica, per anni ha detto ‘dagli al leghista’ solo perché parla male… “.

Il sindaco, l’omonimo Oscar Lancini, eletto con una lista esclusivamente ‘padana’, lo accusa di aver pagato la campagna elettorale della lista civica dell’opposizione: “Fortuna vuole che non abbia versato un solo euro. Ma per caso, perché non me li hanno nemmeno chiesti. Nel caso non me ne vergognerei…”.

E ancora, lo stesso sindaco sostiene che abbia mentito sulle sue origini umili: non sarebbe figlio di un mezzadro, come dice. “La mia parola contro la sua. Sono nato in una cascina e mio padre era mezzadro; poi è diventato bidello e ha fatto anche altro. Se vogliamo entrare nel merito, è stato anche in un campo di concentramento, in Germania”.  Avversario della Lega, quindi? “Rispetto tutte le opinioni. Io non ce l’ho con la Lega, ho tanti amici che l’hanno votata, ma giudico i fatti: quando vedo scelte che non condivido, lo dico; se fa una cosa buona, dico bravo al sindaco “.

E un “bravo al sindaco “verde” Lancini lo dice, per la gestione della raccolta differenziata, e per la sua assidua presenza e disponibilità. Una cosa gli rimprovera però “Il fatto che si sta oltrepassando il limite. Qualche mese fa ha dato un bonus per i vigili: 500 euro per ogni clandestino catturato…”.

Nella mensa, tra i morosi, c’erano diciassette figli di extracomunitari, tre di italiani. E tra loro alcuni non pagano non certo per impossibilità: tra i genitori inadempienti, una madre che manda i figli al maneggio, ma poi non paga la retta.

Il dubbio che il sindaco non abbia tutti i torti c’è, ma anche per questo Lancini ha una risposta: “Lo capisco, ma a certi estremi non si dovrebbe mai arrivare. Si potevano tagliare altre spese, differenziare le rette in base ai redditi. Io ho messo lì una pezza, lo sentivo come dovere civico. Adesso andate avanti voi, dico: a cercare di far pagare i furbi, senza togliere il piatto dei bambini. Quando ha preso la decisione di andare con l’assegno in mano? Una sera, dopo aver parlato con amici. Ma non si può fare niente?, ho chiesto. Lascia stare, mi è stato risposto. Se fai qualcosa finisci in un tritacarne, ti diranno che sei un comunista, uno che sta dalla parte dei furbi…”. Invece, continua l’imprenditore, “Quella sera ho parlato con mia moglie. Ma che cosa siamo diventati? le ho detto. Perché tutti pensano che non vale la pena darsi da fare per cambiare in meglio le cose? Se sei d’accordo, io vado e porto i soldi che mancano per continuare a dar da mangiare a tutti i bambini”.

Eppure Lancini non si sente un benefattore: “Benefattore è chi si è privato del poco che ha per dare un contributo alla gestione della mensa. Loro sì che hanno fatto un vero sacrificio. Non mi sento nemmeno un esempio di solidarietà: fanno molto meglio di me quelli che danno gratuitamente una cosa più importante dei soldi, che è il tempo per gli altri. E’ giusto che chi paga regolarmente non paghi anche per altri. Ma il Comune non deve dimenticare il principio della solidarietà”.

Quella stessa solidarietà che gli ha mostrato un suo “dipendente, con una lettera: sono orgoglioso e onorato di poter lavorare con te. C’è ancora del cuore in questo Paese”.