Aeroporti target vulnerabili. A Catania entra solo chi parte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2016 - 15:28 OLTRE 6 MESI FA
Aeroporti target vulnerabili. A Catania entra solo chi parte

Aeroporti target vulnerabili. A Catania entra solo chi parte

ROMA – Aeroporti, il dopo Bruxelles. A Catania, allo scalo aeroportuale di Fontanarossa, da ieri e almeno fino a dopo Pasqua, entra solo chi ha in mano una carta di imbarco o chi deve comprare un biglietto aereo. Insomma un servizio di vigilanza consentirà l’accesso nel perimetro dell’aeroporto solo a chi deve partire. Tutti gli altri, accompagnatori, amici, parenti, resteranno fuori.

Non è una vera e propria misura di sicurezza né una vera e propria barriera anti attentati. La misura messa in atto a Catania è solo un aiuto, un’agevolazione al controllo dello scalo. Diminuendo l’afflusso e quindi il numero di persone in circolazione e movimento dentro il perimetro, si rende più facile il controllo di telecamere e di agenti nei confronti di coloro che sono nell’aeroporto. Una risposta “artigianale” al dopo Bruxelles e a misura di uno scalo relativamente piccolo. Qualcosa che comunque difficilmente potrà essere definitivo.

Grande e irrisolta resta invece la sicurezza degli aeroporti, dell’intero loro perimetro. Dopo l’11 settembre tutta la strategia anti terrorismo è stata impostata sull’impedire all’attentatore di salire a bordo. La quasi totalità dei controlli preventivi è in questa direzione.

Ma se il nemico è un kamikaze che cerca solo una folla, un mucchio di umani per farsi esplodere appunto nel mucchio? Se fa come a Bruxelles e si fa esplodere nella sala partenze?

Ora in molti aeroporti sono vigilati alcuni chek-in (Usa, Israele). Ora sono più vigilati di altri gli imbarchi per alcune tratte (rotte aeree). Ma se al kamikaze basta una fila, fosse anche la fila al bar o allo shopping center per considerarlo un obiettivo?

Allora sposti indietro le barriere e i controlli. Dagli imbarchi ai chek on, dai chek in alle sale partenze e arrivi e ancora indietro fino all’ingresso materiale nel perimetro aeroporto. Insomma guardie e apparecchi che “sniffano” esplosivo fino alla prima porta automatica che incontri dal marciapiedi quando vai in aeroporto. Ma, per quanto sposti indietro la barriera controlli, ci sarà sempre un luogo in cui si forma una fila, e quindi una folla e quindi un  target buono per il kamikaze. Puoi anche mettere i controlli a un chilometro dall’aeroporto, in una specie di posto di blocco/chek point. A parte i costi enormi in termini di mobilità rallentata, anche a quel posto di blocco vi sarà una fila al controllo. E quindi…

E quindi la sicurezza degli aeroporti intesi come perimetro o è cattura preventiva del kamikaze per via di intelligence o è abbattimento del kamikaze sul posto prima che si faccia esplodere per via di corpi speciali, oppure…Oppure non è.