Attentato ad Alberto Musy: il mistero del “movente oscuro”

Pubblicato il 22 Marzo 2012 - 09:49 OLTRE 6 MESI FA

Alberto Musy (Lapresse)

TORINO – Marco Imarisio sul Corriere della Sera ricostruisce le fasi dell’attentato ad Alberto Musy, l’ex candidato sindaco Udc al Comune di Torino, oggi consigliere. Si parte con il ritorno a casa dell’avvocato, dopo aver accompagnato le figlie a scuola, quando nell’androne del palazzo trova un uomo con un casco bianco in testa, la visiera abbassata, avvolto in un lungo soprabito. I due parlano, forse Musy gli chiede conto della sua presenza. La risposta è un colpo di pistola a bruciapelo che gli trafigge il polso destro.

L’ex candidato sindaco di Torino si rifugia all’interno del piccolo cortile. Altri spari, fino a vuotare il tamburo di una P38. Due proiettili contro il muro, uno che di rimbalzo ferisce l’avvocato alla testa, altri che lo colpiscono ancora alla spalla destra e alla schiena. L’attentatore raccoglie il pacco e si allontana.

I vicini si precipitano con garze e bende d’emergenza. Sono loro che sentono dire a Musy “mi ha seguito”, ultima frase pronunciata prima di perdere i sensi, ma anche qui non è chiaro se riferita a un pedinamento o alla sua tentata fuga nel cortile. Musy viene operato d’urgenza alla testa per ridurre un ematoma che comprime il cervello. Resta in prognosi riservata, coma farmacologico, ce la farà.

Spiega Imarisio per il corriere: A questo punto c’è il mistero sul movente del tentato omicidio. Con il passare delle ore il timore di un ritorno del terrorismo comincia a diradarsi, finisce in fondo alla lista dei possibili moventi. L’ultima sortita pubblica di Musy è una tirata contro il degrado dei Murazzi, da lui definito “una capannopoli da rimuovere”. Il quartiere della movida notturna sul lungo Po è anche zona di piccolo spaccio, ma non c’è proporzione tra il fastidio che possono avere procurato quelle parole e i sei spari delmattino.

L’agguato è così strano da lasciar spazio a ogni supposizione, anche quella di un errore, con Musy nel ruolo della persona sbagliata al momento sbagliato.Magari inmodo maldestro, ma l’attentatore ha sparato per uccidere. Nelle immagini della telecamera del ristorante di fronte sembra davvero un Pony express con tanto di misterioso pacco, viene notato da alcuni testimoni al vicino mercato di corso Palestro prima e dopo l’imboscata. Nessuno vede un possibile complice, nessuno nota una moto per la fuga.

Così, quasi per esclusione, non resta che il “movente oscuro”, come viene definito dal ministro dell’Interno Anna Cancellieri, una sorta di eufemismo per dire che si indaga nella sfera privata e professionale di Musy:

Da oggi verrà setacciata l’attività del suo ufficio legale, uno dei più noti a Torino, alla ricerca di qualche motivo di attrito. La moglie Angelica, a lungo sentita in questura, nega con forza l’esistenza di qualunque problema coniugale. Alla fine non resta che una vaga traccia giunta alla fine del pomeriggio. Un sindacalista della Uil chiama in questura per raccontare un suo incontro non recente con una ex dipendente dello studio Musy, che si sentivamobbizzata e temeva per le possibile reazioni di suo marito, da lei stessa definito «fuori di testa». Non è molto, ma pare sia tutto quel che c’è. Sei spari, in una mattina così chiara che sembra notte.