Alcoa, Governo e parti sociali cercano una soluzione

Pubblicato il 2 Febbraio 2010 - 21:16 OLTRE 6 MESI FA

Stasera 2 febbraio si terrà l’incontro decisivo per le sorti degli impianti italiani della multinazionale dell’alluminio Alcoa. Governo e parti sociali si incontrano infatti a palazzo Chigi per cercare di trovare una soluzione che scongiuri la chiusura degli stabilimenti di Portovesme e Fusina e blocchi allo stesso tempo le procedure per la messa in cassa integrazione. A rischio ci sono circa 2.000 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e dell’indotto, con la cig pronta a scattare dal 6 febbraio.

A sostegno della vertenza e per protestare contro la multinazionale che vuole lasciare l’Italia, oggi 2 febbraio sono giunti a Roma circa 500 operai dell’Alcoa di Portovesme (Carbonia Iglesias) ed altri 200 lavoratori di Fusina (Venezia): i lavoratori hanno organizzato un breve corteo nel centro di Roma blindato dai mezzi delle forze dell’ordine e ora stanno protestando molto vivacemente davanti a Montecitorio, anche con scoppi di petardi e seriamente intenzionati a passare tutta la notte davanti a palazzo Chigi, dove si tiene il tavolo serale.

In Sardegna, intanto, il Sulcis ha manifestato la propria solidarietà ai lavoratori con una serrata dei commercianti, scuole chiuse e una fiaccolata in programma per stasera. «L’appello del Santo Padre e la lettera del Presidente del Consiglio non possono non sollecitare il management del Gruppo Alcoa alla massima responsabilità sociale rispetto a decisioni che dovranno essere assunte nelle prossime ore» dice il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. La proposta del governo, contenuta nel decreto legge sull’abbattimento dei costi energetici per le grandi aziende energivore di Sardegna e Sicilia, tuttavia non convince i vertici di Alcoa.

In una lettera inviata ieri 1 febbraio al premier Silvio Berlusconi, il presidente e amministratore delegato della multinazionale, Klaus Kleinfeld, ha fatto sapere di apprezzare l’intervento del presidente del Consiglio, ma ha chiarito che per evitare la chiusura temporanea degli impianti sono necessarie garanzie scritte da parte della Commissione europea, così da escludere una nuova sanzione per concorrenza sleale. Ma, da  il testo del dl energia, che contiene tra l’altro le agevolazioni per le industrie energivore tra cui Alcoa, è approdato sul tavolo della Commissione europea mentre il caso Alcoa è all’attenzione della Commissione dal 2003, anno in cui sono giunti i primi ricorsi sugli sconti sulla bolletta energetica concessi a vari gruppi siderurgici.

«Mi auguro che Alcoa accolga l’appello del presidente del Consiglio e del Papa: se non lo farà, credo ci dovrà essere un cambio di atteggiamento da parte del governo» avverte il presidente della Sardegna, Ugo Cappellacci, riferendosi alla fidejussione che la Regione Sardegna ha già minacciato di togliere all’azienda, se non si arriverà ad un accordo.«Alcoa non deve fermare la produzione. Il Governo deve impedire, con tutti gli strumenti che ha a disposizione, questa prospettiva sciagurata» attacca il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni ed anche per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «non vi è alcuna ragione, economica e industriale che giustifichi una eventuale dismissione delle attività. Alcoa non ha più alibi e deve assumersi tutte le sue responsabilità. Ha legittimamente fatto profitti, ma ora deve continuare a investire e rimanere in Italia».

Intanto il Pd al Senato annuncia di essere disponibile ad una rapida approvazione del decreto sulla sicurezza dell’energia elettrica nelle Isole maggiori dove sono previsti interventi per rendere più sicuro e interconnesso il sistema elettrico di Sicilia e Sardegna. Il provvedimento – si sostiene – non dovrebbe comportare problemi di incompatibilità con l’ordinamento comunitario.