Alessandra Pelizzi, amici: “Pietro Di Paola un mostro, aveva premeditato tutto”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Settembre 2014 - 13:03 OLTRE 6 MESI FA
Alessandra Pelizzi, amici: "Pietro Di Paola un mostro, aveva premeditato tutto"

Alessandra Pelizzi e Pietro Di Paola

MILANO – “Pietro Di Paola è un mostro, aveva premeditato tutto”. A parlare sono gli amici di Alessandra Pelizzi, l’ex fidanzata che Pietro ha portato con sé lanciandosi dal balcone della sua casa. Tra gli amici di Alessandra, 19 anni appena, c’è la rabbia per la sua vita spezzata, per quell’omicidio premeditato nei dettagli, come è emerso dalla lettera lasciata da Pietro.

Gianandrea, un compagno di classe di Alessandra, a Paola Fucilleri del Giornale dice:

“«Un mostro: aveva progettato tutto nei minimi dettagli, con una cattiveria che non si riesce a descrivere perché è difficile anche solo immaginarla. Avete letto quandoscrive ‘Un odio così forte da essere felice di sacrificare la propria vita per far provare all’altro la vera tristezza’? È agghiacciante. Cos’ha di diverso in fondo il Dipa da quegli stalker che finiscono per ammazzare la moglie che li ha lasciati o la fidanzata che se n’è andata? Niente. Anzi è peggio. Perché lui era un ragazzo con la vita davanti, non un vecchio senza speranza, senza futuro. E poi non poteva decidere per l’Ale, non poteva, no»”.

E un altro amico della giovane chiede il boicottaggio dei funerali di Paolo:

“«Chissà come l’ha ridotta quel pazzo. Ha scritto anche: ‘Ho sfogato 7 anni di dolore in 45 minuti di terrorismo psicologico. (…) Le ho fatto provare il terrore di perdere tutto, amici, famiglia e futuro…’. Povera Ale! Nessuno deve andare ai funerali di quel ragazzo: non ha avuto pietà, ha deciso per lei e non ne aveva il diritto… Scriva, scriva che nessuno deve andare ai funerali del Dipa. Noi lo conoscevamo poco ma ci ha portato via la nostra amica, una ragazza meravigliosa, ce l’ha strappata»”.

A Gianni Santucci del Corriere della Sera invece gli amici presenti a casa di Pietro la sera della tragedia raccontano di essere usciti a comprare le sigarette, non immaginando quanto stava per accadere:

“C’era anche la madre di Pietro, in casa. Poco dopo le 23 è andata a dormire. E poi i due amici. Uno di loro, Federico, ha raccontato di un’ora passata in compagnia, tre bottiglie di birra bevute in quattro (Pietro e Alessandra, Federico e l’altro amico), parole e sorrisi tra ragazzi; nessun segnale strano, o che potesse far trasparire l’inquietudine o l’idea dell’omicidio-suicidio che quel giovane uomo si portava dentro perché non era riuscito ad accettare la sofferenza dell’abbandono”.

Poi i ragazzi escono a comprare le sigarette e ricevono un sms:

“«Rallentate – scriveva Pietro – lasciateci un po’ di tempo per parlare». Così i due amici si sono fermati a fumare proprio lì, davanti al palazzo di via Novaro. Passata la mezzanotte, tutte le testimonianze coincidono, semplici e drammatiche nella loro ripetitività: «Ho sentito delle urla, poi un tonfo violentissimo»”.