Alex Boettcher condannato a 23 anni per la banda dell’acido

di Edoardo Greco
Pubblicato il 30 Marzo 2016 - 18:57 OLTRE 6 MESI FA
Alex Boettcher condannato a 23 anni

Nella foto distribuita dalla Polizia di Stato, Alexander Boettcher e Martina Levato, arrestati per aver aggredito con l’acido un 22enne a Milano, 29 dicembre 2014. ANSA/ POLIZIA DI STATO +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++.

MILANO – Alex Boettcher è stato condannato a 23 anni di carcere nel processo milanese con al centro l’accusa di associazione per delinquere per una serie di aggressioni con l’acido. Lo ha deciso il collegio dell’undicesima sezione penale. Il broker era già stato condannato lo scorso giugno a 14 anni per aver sfigurato Pietro Barbini. All’ex amante Martina Levato sono già stati inflitti 14 e 16 anni nei due processi sui blitz con l’acido.

Alla lettura della sentenza era presente Stefano Savi, il giovane che venne sfigurato il 2 novembre del 2014. In aula c’è anche un’altra delle parti civili, Antonio Margarito.

I giudici hanno condannato Boettcher a 23 anni di carcere e a 3 anni di libertà vigilata a pena espiata. Il pubblico ministero ne aveva chiesti 26. Nel dispositivo il collegio, in sostanza, ha riconosciuto l’impianto accusatorio del pm di Milano Marcello Musso, titolare delle indagini di cui si sono occupati anche il dirigente della Questura di Milano Maria Josè Falcicchia e il procuratore aggiunto Alberto Nobili (entrambi presenti alla lettura della sentenza).

In sostanza, Alex è stato ritenuto colpevole dell’associazione per delinquere che avrebbe avuto come partecipi anche l’ex amante Martina Levato e il presunto basista Andrea Magnani, quest’ultimo già condannato a 9 anni e 4 mesi. La cosiddetta “banda dell’acido” avrebbe sfigurato Pietro Barbini (per questo caso il broker è già stato condannato a 14 anni), Stefano Savi e avrebbe tentato di sfregiare anche Giuliano Carparelli.

Nell’associazione per delinquere, tra l’altro, rientra anche l’episodio del tentativo di evirazione ai danni di Antonio Margarito. I giudici hanno riconosciuto provvisionali di risarcimento a tutte le parti civili: 1,2 milioni di euro a Stefano Savi, 60 mila euro ciascuno al padre, alla madre e al fratello del ragazzo, 50 mila euro a Carparelli, 10 mila euro a Margarito e 45 mila euro all’Asl di Milano. Con la sentenza è caduta soltanto l’aggravante della crudeltà, che era già caduta nel processo abbreviato a carico di Martina e del presunto basista. Inoltre, i giudici hanno riqualificato una delle imputazioni ‘minori’ contestate al broker, quella della presunta rapina del telefono di Carparelli.

“In due ore di camera di consiglio cosa ti aspettavi? È una sentenza già scritta, ma io sono innocente e lotterò anche in appello”. Sono queste, in sostanza, le prime parole pronunciate da Boettcher e riferite al suo legale, l’avvocato Andreano, dopo la sentenza.

Boettcher non era presente davanti ai giudici al momento della lettura della sentenza (sono stati ammessi per la lettura del dispositivo gli operatori delle tv e i fotografi), ma è rimasto in uno dei corridoi dietro l’aula, controllato dalle guardie penitenziarie. In aula, invece, c’era la madre del broker, Patrizia Ravasi, che è scoppiata a piangere dopo la condanna a 23 anni del figlio. “Noi ora attendiamo le motivazioni tra 90 giorni – ha spiegato l’avvocato Andreano – e faremo appello, non vogliamo fare polemiche sul fatto che i giudici siano stati solo due ore in camera di consiglio per decidere”. L’arringa dei legali, infatti, è finita verso le 16,30 e la sentenza è uscita verso le 18,45. “Boettcher – ha aggiunto il difensore – ha avuto un processo giusto, ma non una sentenza giusta”.

L’avvocato di Boettcher aveva chiesto l’assoluzione con formula piena. Ha citato anche un passaggio del libro ‘L’innocenza del mostro’ scritto dall’avvocato Rosario Bevacqua, morto lo scorso gennaio, che fu difensore di Pietro Pacciani, il legale Michele Andreano nella parte conclusiva della sua arringa per chiedere “l’assoluzione con formula piena” di Alexander Boettcher, accusato di associazione per delinquere e lesioni per una serie di aggressioni con l’acido.

L’avvocato Andreano ha letto in aula alcune frasi tratte dal libro del difensore del cosiddetto ‘mostro di Firenze’ e, in particolare, la parte in cui Bevacqua spiegava che “per quanto infame” possa essere la vita di un imputato, il processo deve essere “giusto” e deve tenere fuori le suggestioni e i “sentimenti”.

Il difensore di Boettcher, infatti, ha sottolineato più volte che il broker ha avuto una “vita inenarrabile e perversa” ma che a suo carico “non ci sono prove”. Per la difesa, infatti, il presunto basista Andrea Magnani, già condannato a 9 anni e 4 mesi, “si è inventato una storiella che fa buchi da tutte le parti” quando ha fornito elementi che legano Boettcher anche all’aggressione di Stefano Savi, oltre che a quella tentata ai danni di Giuliano Carparelli.

Per la difesa, invece, il caso Savi resta “ancora un mistero”. In un capitolo della memoria difensiva depositata, tra l’altro, i legali parlano di “tutti gli uomini” di Martina Levato, ormai ex amante del broker che, dopo averlo sempre difeso, ha provato a depositare giorni fa nel processo un memoriale nel quale accusa Alex di essere stato, in sostanza, il “regista” dei blitz, compresa la tentata evirazione contro Antonio Margarito.

“Neanche Boettcher ha capito ancora cosa ha Martina nella testa”, ha attaccato il legale che ha insistito anche, rivolto ai giudici, sul fatto che il broker non può essere condannato “perché il popolo aspetta una sentenza esemplare, come dice il pm”.

Il Pm aveva chiesto 26 anni di carcere. È una richiesta di pena “severa”, ovvero 26 anni di carcere, quella che il pm Marcello Musso ha fatto per Boettcher. Il pm ha individuato come episodio più grave al centro del dibattimento l’aggressione a Stefano Savi con “indebolimento permanente della vista, dell’olfatto e del tatto'”.

Secondo il magistrato, Boettcher è un “sadico e psicopatico”, una persona che si atteggia a dio”, ma è la “rappresentazione del male”. Il broker è stato già condannato a 14 anni per aver sfigurato Pietro Barbini, stessa condanna inflitta all’amante, Martina Levato, anche già condannata in abbreviato a 16 anni nel processo bis sulle altre aggressioni nei confronti di Stefano Savi, Giuliano Carparelli e Antonio Margarito.

Il presunto complice Andrea Magnani è stato già condannato a nove anni e quattro mesi per le aggressioni. E nel giorno della condanna di Boettcher è arrivato anche il “no” da parte del gup di Milano Roberto Arnaldi alla richiesta di scarcerazione presentata dalla difesa di Magnani, presunto basista della cosiddetta “banda dell’acido”. Magnani, dunque, condannato lo scorso gennaio a 9 anni e 4 mesi di reclusione dal gup con rito abbreviato (lo stesso giudice ha condannato Martina Levato), deve restare in carcere e non può andare ai domiciliari.

L’istanza era stata presentata dai legali del bancario, gli avvocati Guido Guella e Andrea Etteri, nei giorni scorsi. Il pm Marcello Musso aveva dato parere negativo evidenziando, tra le altre cose, che il giovane potrebbe fuggire “con la moglie” che “è straniera”, e che il bancario fa parte anche, come emerso dalle indagini, di “gruppi politici” di estrema sinistra “che esercitano la violenza”.

I legali di Boettcher hanno chiesto ai giudici di dichiarare inutilizzabile l’interrogatorio che ha reso in aula e hanno presentato oltre venti richieste di perizie e testimoni, inclusa la richiesta di una perizia medico-legale sulle lesioni riportate da Stefano Savi. Richieste tutte respinte.

Martina Levato era stata condannata a 16 anni di carcere per le aggressioni con l’acido nel quale anche Pietro Barbini e Stefano Savi sono rimasti sfigurati. Andrea Magnani, il suo presunto complice, era stato invece condannato a 9 anni e 4 mesi di prigione. Le due condanne sono state emesse il 13 gennaio dal gup di Milano Roberto Arnaldi, che ha riconosciuto la natura di “banda dell’acido” per la Levato, Magnani e Alexander Boettcher, amante di lei.

Il giudice ha poi disposto un risarcimento da 2 milioni di euro alle vittime delle aggressioni. “Lanciavo acido perché mi faceva provare un senso di liberazione”, aveva detto Martina lo scorso 13 novembre proprio al gup Arnaldi raccontando le aggressioni perpetrate. Ora però il lancio dell’acido le ha tolto la sicurezza in se stessa e la libertà e alla lettura della sentenza piange lacrime amare.

La condanna a 16 anni di carcere si aggiunge così a quella già inflitta di 14 anni di reclusione per l’aggressione con acido a Barbini, processo in cui è stato condannato anche il suo amante Alexander Boettcher. Entrambi sono stati condannati per aver sfigurato Barbini con processo con rito abbreviato e per entrambi la condanna è di 14 anni di reclusione. La mattina di mercoledì 13 gennaio sono invece arrivate le condanne per le altre aggressioni con l’acido sia per l’ex studentessa bocconiana che per il suo presunto complice, condanne emesse dopo un processo con rito abbreviato. Boettcher, l’amante di Martina, dopo la condanna per l’aggressione a Barbini, è ora a processo con rito ordinario per gli altri episodi di aggressione.