P4, la moglie di Papa: “ll parmigiano, le amanti, e gli aiuti di Berlusconi”

Pubblicato il 25 Ottobre 2011 - 17:26 OLTRE 6 MESI FA

ROMA; 25 OTT – “Mio marito non ha ricattato nessuno, casomai veniva inseguito da alcuni imprenditori. Quanto al presunto ricettatore, si tratta di una persona come tante che mio marito incontra per le sue attività: grazie a Dio un orologio possiamo permetterci di comprarlo in oreficeria e comunque non risulta che quel signore avesse precedenti di quel tipo”: Tiziana Rodà, moglie del deputato del Pdl detenuto a Poggioreale Alfonso Papa, parla in un’intervista a Repubblica.

Riguardo al processo che inizierà mercoledì e che vede suo marito coinvolto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4 insieme a Luigi Bisignani, Rodà dice: “Sarò in aula accanto ad Alfonso. Chi voleva vederlo in gabbia forse sarà accontentato. Ma è ora che cominci questo processo, perché le cose si chiariranno, la battaglia la vinceremo noi, sono sicura. Mio marito non potrà difendersi come avrebbe potuto, è un uomo depresso, abbattuto, è dimagrito di due taglie e non ha potuto studiare tutti gli atti perché le 60mila pagine dell’inchiesta sulla P4 non te le puoi portare in una cella dove si sta in cinque persone, altrimenti devi dormire sugli scatoli. Ma il Pdl ci è stato vicino e questo aiuta. E poi Berlusconi è stato insuperabile. Il presidente del Consiglio mi ha fatto chiamare più volte per sapere se avessi avuto bisogno di qualcosa, per me o i nostri figli”.

Per la Procura di Napoli, anche la Rodà, avvocato, sarebbe stata beneficiata, grazie ai rapporti coltivati da suo marito, da incarichi da parte di Enel, Austostrade, Poste italiane, anche se lei ha sempre smentito.

La moglie di Papa parla del dimagrimento del marito (che avrebbe perso 18 chili da quando, a luglio, venne portato in carcere): “Mio marito è dimagrito di molti chili, è ormai sceso di due taglie, dalla XXL alla L. E’ molto provato, non ha potuto leggere tutti gli atti, non si è potuto difendere. Ora lo farà nel processo”.

Riguardo al rigetto dell’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati, Rodà si dice fiduciosa nel 7 novembre, quando “c’è la Cassazione che dovrà dire l’ultima parola…”.

Sugli aiuti ricevuti da Berlusconi, Rodà chiarisce e prende le distanze dal caso di Gianpiero Tarantini e gli ipotetici aiuti ricevuti dalla famiglia Tarantini da parte del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi:  “Io parlo di solidarietà umana, di vicinanza. E questo basta. Ma noi, grazie a Dio, non abbiamo avuto bisogno di nulla di particolare. Piuttosto, ci sono stati esponenti del Pd e dell’Udc, incontrati casualmente a Roma, che mi dicevano di essere dispiaciuti, non erano stati loro a votare per l’autorizzazione. Ma io dico: allora chi ha votato per l’esecuzione della misura? Comunque, tutto quello che serviva ad Alfonso erano solo tante foto dei figli e una bibbia”.

Alla domanda se non abbia ” lasciato correre anche i presunti reati che passavano attraverso le frequentazioni con altre donne”, Rodà ha risposto: “Ma per carità, quelle signorine lasciano il tempo che trovano. So bene io chi accompagnavano nella realtà e di chi sono le amanti. Taccio per rispetto di altre famiglie”.

Rodà confida anche quello che porterà al marito quando lo aadrà a trovare a Poggioreale: “Cinque chili di parmigiano, per lui e per i compagni di cella”.