Alice Cavrioli si sveglia dal coma e disegna l’auto che l’ha investita 4 anni fa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Marzo 2014 - 08:56 OLTRE 6 MESI FA
Alice Cavrioli si sveglia dal coma e disegna l'auto che l'ha investita 4 anni fa

Alice Cavrioli (Foto da Facebook)

MANTOVA – Si è svegliata dal coma dopo 4 anni e ha disegnato l’auto che l’ha investita. Non un tentativo di suicidio, come pensato quattro anni fa, quello che ha ridotto in fin di vita Alice Cavrioli, 18 anni, ragazza di Roverbella, in provincia di Mantova. Ora che la ragazza si è svegliata e ha disegnato l’auto, i pm hanno riaperto l’inchiesta e cercano il pirata della strada.

Claudio Del Frate del Corriere della Sera scrive:

La Procura di Mantova ha riaperto il fascicolo sul caso della ragazza che forse non si lanciò dalla finestra della sua casa di Roverbella, ma che invece potrebbe essere stata travolta da un pirata della strada. Scavando con tenacia nella sua memoria mutilata, Alice ha dei flash ma non riesce a esprimerli a parole. Vede invece nel pozzo dei ricordi qualcosa che disegna su un foglio di carta, l’immagine stilizzata di un’auto”.

Se inizialmente infatti gli inquirenti parlarono di un tentativo di suicidio, le perizie mediche li smentiscono:

“le ferite che hanno segnato per sempre il fisico di Alice non sono compatibili con una caduta dall’alto, con la dinamica del suicidio”.

Monia Manerba, la mamma di Alice, non ha mai creduto al tentativo di suicidio e considera la riapertura delle indagini una vittoria:

“«No, è una vittoria di tenacia, scrupolo e di un fatto di cui sono sempre stata convinta: Alice non avrebbe mai potuto pensare al suicidio. Adesso speriamo venga individuato il responsabile»”.

Il Corriere della sera ricostruisce la storia di Alice, a cui i medici 4 anni fa diedero appena qualche ora di vita all’arrivo in ospedale:

“Era il 3 maggio del 2010: una vicina trova nel cortile il corpo esanime di Alice. La porta di casa è chiusa, la finestra della camera, al secondo piano, aperta, lei è scalza. Studentessa al liceo linguistico di Mantova, una passione per il karate e per il canto, resta in coma cinque mesi e sedata dalla morfina per vincere i dolori terribili, poi comincia il calvario della risalita. Fuori e dentro dalle sale operatorie per la riduzione della frattura al midollo, per ricostruire il volto sfigurato da un trauma cranico”.

Alice ha riacquistato con fatica la parola, ma non la memoria di quanto accaduto, solo qualche flash:

“«Per un anno e mezzo ho avuto un buco nero, ero io a chiedere agli altri cosa mi fosse successo». Gli inquirenti chiudono il caso come un tentativo autolesionistico, roba da adolescenti. «E allora mi sono imposta di cercare la verità, senza l’aiuto di nessuno: scavavo dentro di me e nella mente riaffiorava quel lampo. Piano piano ho provato a mettere sulla carta quelle sensazioni a cui le parole non davano forma e veniva sempre fuori il profilo di un’auto»”.

La perizia medica poi fa il resto:

“Alice non aveva fratture alle gambe, tipiche di chi si lancia da una finestra. E invece ci sono fratture alla schiena, alla testa, al fegato. Se ne convince anche la Procura di Mantova. «Quel giorno un’auto pirata ha travolto Alice», dice la madre. La partita della verità è riaperta e Alice lo conferma: «Lo faccio per amor di verità, non voglio che vedendomi la gente dica: ecco quella che si è buttata dalla finestra»”.