Alluvione Sardegna, Alessandra Dalu: “Licenziata per aver aiutato mia sorella”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2013 - 09:03 OLTRE 6 MESI FA
Alluvione Sardegna, Alessandra Dalu: "Licenziata per aver aiutato mia sorella"

Alluvione Sardegna, Alessandra Dalu: “Licenziata per aver aiutato mia sorella” (Foto LaPresse)

OLBIA – Alessandra Dalu ha soccorso la sorella rimasta nel fango per l‘alluvionea Olbia, in Sardegna, il 19 novembre. Aiutare la sorella, la cui casa era invasa dal fango, le è costato il lavoro, sostiene la donna. La ditta edile in cui la donna da tre anni lavorava come addetta alle pulizie, e “in nero”, l’avrebbe licenziata con un sms. “Non ci servi più”, le avrebbero scritto. Ma la Dalu, che di quel lavoro ha bisogno, non ci sta e denuncia il licenziamento all’emittente locale dei Cinquestelle Sardegna. Licenziamento che i titolari ella ditta edile smentiscono quanto accaduto.

Giandomenico Mele su Sardinia Post riporta la storia della Dalu:

“Signora Dalu, per caso il suo principale ci ha ripensato? Le ha chiesto scusa?

“Neanche per idea. Ieri ha chiamato mio marito, che fa il muratore, minacciandolo che gli farà perdere il lavoro. A me ha minacciato esplicitamente, dicendo che per l’intervista rilasciata a “Cinquestelle Sardegna” mi rovinerà. Ma io non ho paura”.

Salvatore Bassu e Rossella Tedde, rispettivamente titolare dell’impresa di costruzioni e la moglie, smentiscono la versione della Dalu e dichiarano:

“Intanto precisano che Alessandra Dalu non è mai stata dipendente della famiglia , non ha mai avuto un rapporto subordinato con la ditta Bassu né percepito una retribuzione fissa perché il lavoro di pulizia è consistita in prestazioni occasionali. Quindi, scrivono i titolari della ditta di costruzioni, Alessandra Dalu non è mai stata una lavoratrice in nero, avendo ricevuto in base alle prestazioni svolte, il debito corrispettivo”.

Bassu e la moglie hanno poi aggiunto:

“La Sig.ra Alessandra Dalu avrebbe dovuto dichiarare i proventi al fisco, ma a sua detta, aveva tali difficoltà perché aveva in essere pendenze con Equitalia. I nostri rapporti, continuano i coniugi Bassu, sono stati sempre improntati al reciproco rispetto e alla solidarietà . In diverse occasioni abbiamo consentito alla donna di portare con sé la figlia per consentirle di lavorare agevolmente nei casi in cui non avesse persone a cui lasciarla durante le ore di lavoro. In molti casi la bambina della donna si è trattenuta nell’abitazione della famiglia Bassu per giocare con le loro figlie. Quando la mattina di martedì 19 novembre , all’indomani della drammatica alluvione che ha devastato Olbia, Alessandra Dalu ci ha avvisato dell’impossibilità di recarsi al lavoro, scrivono i coniugi Bassu, non ci siamo affatto stupiti visto che anche noi eravamo impegnati a prestare soccorso a vicini, amici e familiari”.

Nessuna volontà di punire la donna, dicono ancora i coniugi Bassu a Sardinia Post:

“Non c’è stata, insomma , alcuna volontà di punire la donna. Semplicemente, vista la situazione la risposta del messaggio all’sms di Alessandra Dalu significava , non c’è problema, non ti preoccupare per noi, non abbiamo bisogno. Invece Alessandra Dalu ha chiamato i mezzi d’informazione divulgando fatti che non corrispondono alla realtà ed arrecando offesa al nome della famiglia e dell’impresa con l’intento, scrivono i coniugi Bassu, di ottenere un indebito profitto. La famiglia Bassu conclude ribadendo che mai la loro impresa ha fatto lavorare lavoratori in maniera irregolare”.

Intervistato da Giornalettismo, Bassu ha precisato:

“Il messaggio che noi abbiamo ricevuto è stato: “Ciao XXXX guarda che rientro lunedì”. La nostra risposta è stata tipo: “Ciao non c’è bisogno”. Semplicemente perché eravamo in prima persona impegnati negli aiuti post alluvione, anche con i nostri mezzi. Abbiamo ricevuto tanta solidarietà per questa vicenda sia da parte di conoscenti e non. Non riusciamo a capire. Probabilmente per un fraintedimento suo la situazione le è sfuggita di mano. Noi siamo da 25 anni che lavoriamo ad Olbia. In modo sempre onesto. Non abbiamo mai avuto un collaboratore che non fosse regolarizzato, idem a casa. E’ tutto dimostrabile, stiamo producendo fascicoli per le autorità competenti, così come i tabulati che dovrebbero riportare queste fantomatiche telefonate minatorie che in realtà non sono mai esistite. Il messaggio che ha ricevuto probabilmente è stato frainteso e pompato”.

Andrea Viola, legale della Dalu, ha detto a Giornalettismo:

“««La ragazza lavorava già nel 2010 per la ditta. Lavorava nell’abitazione privata dei signori e per vari appartamenti della ditta costruzioni. Tra l’altro la mia assistita era in possesso delle chiavi degli uffici che puliva. Quello che dispiace di più è che il “licenziamento” sia stato fatto in modalità indegne. Tra l’altro nel comunicato si parla di vicende personali della mia assistita con Equitalia, vorrei sapere cosa c’entrano le eventuali questioni private con i rapporti di lavoro»”.

Anzi per Viola la Dalu chiedeva di essere regolarizzata da anni:

“La mia assistita chiedeva da anni la regolarizzazione e questa non è mai avvenuta. Nella sua condizione, peraltro, di difficoltà economica. Quello che ha fatto più male alla ragazza è di esser stata “abbandonata” nel momento del bisogno. La ragazza ha avvisato i signori con un messaggio il giorno prima a cui non è seguita nessuna risposta. Il giorno dopo ha inviato un altro sms. Il sabato arriva il messaggio della signora, la ragazza scoppia a piangere, chiama e parla col signore che le conferma. La giovane era in una situazione di precariato e di lavoro nero: come faceva ad avere tutele?”.