Amatrice, villaggio per 400 persone donato agli sfollati e rimasto nel container

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Marzo 2017 - 15:29 OLTRE 6 MESI FA
Amatrice, villaggio per 400 persone donato agli sfollati e rimasto nel container

Amatrice, villaggio per 400 persone donato agli sfollati e rimasto nel container (Foto Ansa)

AMATRICE (RIETI) – C’è un villaggio con moduli abitativi in grado di ospitare 400 persone che era stato donato ad Amatrice, borgo laziale devastato dal terremoto del 24 agosto 2016. Ma il piano per trasferirlo da Livorno, dove si trova impacchettato all’interporto, al Comune rietino si è arenato misteriosamente. A darne notizia è il quotidiano Repubblica. 

Il campo consta di 14 palazzine per un totale di 5mila metri quadrati di camere con bagno e riscaldamento, spazi comuni e cucine. Un vero e proprio villaggio smontabile che avrebbe potuto essere utile durante l’emergenza maltempo di quest’inverno, per ospitare chi, rientrato nelle proprie case, durante le scosse cercava riparo nelle tende della Protezione civile.

Eppure, scrive Fabio Tonacci,

la pratica della donazione finora più consistente (il campo vale un milione di euro) si è persa nel labirinto della burocrazia. «Io m’arrendo… ma che devo fare?», ringhia Sergio Pirozzi, il primo cittadino di Amatrice. Da due mesi insegue quei moduli, senza successo. E ora non sa nemmeno più con chi si deve arrabbiare.

Il villaggio è stato fabbricato otto anni fa e utilizzato prima in Somalia e poi nei cantieri della metropolitana di Milano, ma da tre anni giace impacchettato all’interporto di Livorno, dove ha sede la Ciano International, un’azienda che si occupa del catering nelle basi della Nato e delle Nazioni Unite.

Spiega Repubblica:

A inizio anno i dirigenti della Ciano si rivolgono a Maurizio Scelli, ex deputato di Forza Italia ed ex capo della Croce Rossa italiana: vogliono donare quei container ad Amatrice, sostengono che siano conservati molto bene. Scelli, con il quale hanno collaborato già in Iraq, li mette in contatto con Pirozzi. «Ero entusiasta della proposta», ricorda il sindaco. «La mia idea era di farne due centri di Protezione civile nei comuni vicini ad Amatrice: a Posta e a Cittareale».

Questo avviene a metà gennaio. Con l’intercessione di Scelli, la Croce Rossa mette a disposizione i tir per trasportare il campo da Livorno nel Lazio. “A quel punto, spiega Pirozzi, decido di coinvolgere la Protezione civile nazionale, che mi rimanda a quella del Lazio. Da lì in avanti, le cose sono diventate confuse”.

Il primo a esprimere dubbi pare essere in realtà un dirigente della Protezione civile Toscana, tanto che l’ingegnere della Ciano Andrea Chiesa scrive un messaggio a Scelli: «La tipologia della nostra donazione (non essendo moduli abitativi pronti alla consegna) non rientra nei loro interessi visto che hanno acquistato e che stanno continuando ad acquistare moduli abitativi nuovi».

Ma ad Amatrice vorrebbero averli. Allora la Protezione civile manda a Livorno due funzionari per verificarne lo stato di conservazione. Ma Chiesa non li ha più sentiti.

Nell’attesa di questi moduli si diffonde la convinzione che gli abitanti di Amatrice non vogliano il campo perché non è nuovo. Cosa “assolutamente falso», dichiara a Repubblica Carmelo Tulumello, direttore dell’Agenzia regionale di Protezione civile del Lazio.

“La verità è che quel campo è una struttura mastodontica che richiede cementificazione e opere di urbanizzazione. Non c’era la garanzia dello stato in cui si trova, perché durante l’ispezione i moduli erano visibili soltanto in parte. E poi chi li avrebbe smaltiti 37 container navali?”.

Alla fine il villaggio non è mai arrivato ad Amatrice, e non si sa chi davvero l’abbia fermato.