Amedeo Mancini: il nigeriano ammazzato a Fermo gli “costa” un anno di galera. E’ già uscito

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Maggio 2017 - 10:05 OLTRE 6 MESI FA
Amedeo Mancini: il nigeriano ammazzato a Fermo gli "costa" un anno di galera. E' già uscito

Amedeo Mancini: il nigeriano ammazzato a Fermo gli “costa” un anno di galera. E’ già uscito

ROMA – Amedeo Mancini: il nigeriano ammazzato a Fermo gli “costa” un anno di galera. E’ già uscito. Torna libero Amedeo Mancini, l’ultrà della Fermana accusato per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, il migrante nigeriano deceduto a Fermo dopo una lite per strada, scoppiata perché Mancini aveva gridato ‘scimmia’ alla compagna di Emmanuel, Chyniere.

Il Gip del tribunale di Fermo Maria Grazia Leopardi ha revocato gli arresti domiciliari e rimesso in libertà Mancini, 40enne, arrestato nel luglio 2016 con l’accusa di omicidio. Per Mancini resta solo l’obbligo di firma giornaliera presso i Carabinieri. Lo hanno reso noto i suoi legali, gli avv. Francesco De Minicis e Savino Piattoni. Mancini aveva trascorso in carcere il periodo successivo all’arresto, fino ad ottobre e vi era rimasto anche diversi giorni dopo che gli erano stati concessi gli arresti domiciliari, perché non si riusciva a trovare un braccialetto elettronico.

Godeva del permesso di recarsi al lavoro nei campi. Il gip, tenendo conto del buon comportamento tenuto dall’uomo in carcere e dopo, ha ritenuto maturi i tempi per il rilascio. ”Amedeo Mancini attenderà da libero il 28 novembre il verdetto della Cassazione, che dirà se l’aggravante ‘razziale’ sia compatibile o meno con la riconosciuta attenuante della provocazione”.

Così gli avvocati Francesco De Minicis e Savino Piattoni, commentando la revoca degli arresti domiciliari dell’ultrà accusato per la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi. ”Qualunque sia la decisione, essa comunque non determinerà alcuna diminuzione della pena patteggiata a quattro anni per la morte di Emanuel Chidi Namdi”, sottolineano i legali.

”Potrà però avere importanza sul piano generico e giuridico, alla luce della motivazione con cui la sentenza del giudice concordò con il riconoscimento della provocazione, con la massima diminuzione di pena possibile”. Dopo la decisione della Cassazione Mancini si rivolgerà al Tribunale di Sorveglianza che, ”se lo riterrà meritevole, potrà consentirgli di scontare la pena residua sotto forma di affidamento in prova ai servizi sociali”.