Anarchici Fai arrestati: Anna Beniamino, doppia vita tra bombe e tatuaggi

di redazione Blitz
Pubblicato il 8 Settembre 2016 - 12:53 OLTRE 6 MESI FA
Anarchici Fai arrestati: Anna Beniamino, doppia vita tra bombe e tatuaggi

Anarchici Fai arrestati: Anna Beniamino, doppia vita tra bombe e tatuaggi

TORINO – Quella di Anna Beniamino era, fino all’arresto, la doppia vita di un’insospettabile: tatuatrice a Torino, con negozio in centro, originaria di una ottima famiglia di antiquari di Bordighera. Ma anche anarchica, direttamente collegata alla scia di bombe, una cinquantina, piazzate dalla sigla Fai nel corso degli anni come azioni dimostrative. Una vita molto discreta fino al 2012, quando viene arrestato il suo compagno. Da allora un’indagine accurata ha permesso di costruire un’accusa anche nei confronti di altre 15 persone, tra arrestati e indagati a piede libero. Tra loro, Anna. Il Secolo XIX la descrive così:

A Bordighera, almeno fino a quando non era stata implicata a margine dell’attentato-Adinolfi nel 2012 (era la compagna di uno degli autori materiali dell’agguato), la Beniamino era ritenuta un’insospettabile. Era conosciuta soprattutto per la sua famiglia, che oltre all’attività di antiquariato aveva avuto una galleria d’arte nelle vie del centro. Ufficialmente era una tatuatrice, e anche molto quotata, con il negozio “La rue des bons enfànts Tattoo Studio” nel cuore di Torino, in via Sant’Anselmo. Sul profilo Facebook del negozio (lei è invece totalmente estranea al social network come anche gli altri anarchici arrestati) compaiono le foto e i commenti soddisfatti dei clienti che le fanno ripetutamente i complimenti.

L’obiettivo era uccidere carabinieri e poliziotti. Ma se moriva anche un passante, un vigile del fuoco o un soccorritore del 118, pazienza: erano semplici vittime collaterali della guerra “contro lo Stato e il capitale”. Ragionavano così, secondo gli inquirenti, gli anarchici della ‘Fai’ quando seminavano le bombe facendo in modo che esplodessero a pochi minuti l’una dall’altra: il primo scoppio serviva ad attirare le forze dell’ordine, il secondo a spargere terrore e sangue. Furono due gli attentati costruiti in questo modo: nel 2006 vicino alla Scuola Allievi Carabinieri a Fossano (Cuneo), nel 2007 in un’isola pedonale nel più elegante quartiere di Torino, la Crocetta.

Martedì, dopo quasi quindici anni di attività, i gruppuscoli della Fai-Federazione anarchica informale sono stati smantellati dalla Digos di Torino: sette arresti, otto indagati a piede libero e trenta perquisizioni in tutta Italia sono il bilancio dell’operazione ‘Scripta Manent’, che chiude un’inchiesta coordinata dal pm Roberto Sparagna.

A partire dal 2003 la ‘Fai’ ha rivendicato una cinquantina di azioni. Ci sono stati i pacchi-bomba ai politici (Romano Prodi, Sergio Chiamparino, Sergio Cofferati), alle forze dell’ordine (la questura di Lecce, la sede dei carabinieri del Ris a Parma, la polizia municipale a Torino), ai giornalisti, a Equitalia, ad alcune aziende private. E c’è stato l’attentato a Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo, ferito a Genova nel 2012. Campagne contro “le strutture del potere”, i Cie, le nuove tecnologie, la ricerca sul nucleare.

Rivendicate talvolta da sigle irriverenti: Comitato Pirotecnico, Rivolta anonima e tremenda, Cooperativa artigiana fuoco e affini. In due erano già caduti nella rete degli inquirenti: i torinesi Nicola Gai, 39 anni, e Alfredo Cospito, 49 anni, arrestati (e condannati) per il caso Adinolfi e raggiunti in carcere dalla nuova misura cautelare. Ora è toccato ad Anna Beniamino, Marco Bisesti e Alessandro Mercogliano, 33 e 43 anni, arrestati a Roma; Danilo Emiliano Cremonese e Valentina Speziale, 40 e 39 anni, presi a Pescara.

Raccogliere elementi per inchiodarli è stato laborioso. “Questi erano più prudenti degli ‘ndranghetisti”, si sfoga un investigatore. Non parlavano al telefono, non si scambiavano email, lasciavano il cellulare a casa, si incontravano solo in spazi aperti e talvolta uno di loro, durante le conversazioni, si metteva a camminare all’indietro per sorprendere eventuali pedinatori. Gai, Cospito e Beniamino sarebbero i promotori del progetto ‘Fai’, ricalcato sulle idee di famosi ideologi dell’anarcoinsurrezionalismo: piccoli gruppi informali che alternavano iniziative eclatanti a lunghi periodi di silenzio. Il resto della variegata galassia anarchica aveva preso le distanze. Le ‘Fai’ rispondevano con documenti polemici: “Non dite che siamo pochi”.

Nel 2011 è arrivata la svolta cosmopolita: le ‘Fai’, insieme ai greci della ‘Cospirazione cellule di fuoco’, hanno dato vita al Fai/Fronte rivoluzionario internazionale, che ha propaggini in Russia, Messico, Indonesia. Il 30 agosto, Cospito ha vandalizzato la sala colloqui del carcere di Ferrara, dove è rinchiuso: in un messaggio sul web ha detto che è stato un gesto di solidarietà verso i compagni greci condannati.