Angelo Peveri: “Vado in galera mentre i ladri sono liberi. E li ho pure dovuti risarcire”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Febbraio 2019 - 21:57 OLTRE 6 MESI FA
Angelo Peveri: "Vado in galera mentre i ladri sono liberi. E li ho pure dovuti risarcire"

Angelo Peveri: “Vado in galera mentre i ladri sono liberi. E li ho pure dovuti risarcire” (Foto Ansa)

ROMA – “Mi sento un cogli***. Vado in galera mentre i ladri sono liberi e ho pure dovuto risarcire 30mila euro”.  Angelo Peveri, l’imprenditore piacentino condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo di carcere per aver ferito un ladro romeno durante un tentativo di furto, si sfoga a La Zanzara, su Radio24. 

“Sto aspettando che mi vengano a prendere. Come volete che mi senta, un cogli***. Perché? Uno che lavora oggi cos’è? Un cogli***. Ho sempre lavorato. Mi hanno rubato 90 volte e vado in galera. Mi sento un cogli***. Mio figlio va avanti con l’impresa – dice Peveri – sarebbe meglio farlo smettere. Io avevo molta fiducia nelle leggi italiane. Infatti non ho mai dato colore politico a questa cosa. Però non è andata tanto bene. Sono innocente. Non ho inseguito nessuno. Mi sono difeso dai furti che subivo. Io sono andato a lavorare e questo qui è saltato fuori dal buio. Mi sono spaventato, mi sono girato ed è partito il colpo. Chiuso. Quello che ho dichiarato, l’ho dichiarato all’epoca e non ho mai cambiato versione. Dopo mezz’ora il carabiniere, e dopo due anni, dopo tre anni sempre quello”.

Peveri si dice “pronto ad affrontare il carcere, e mi dispiace per quello che lascio a casa, i figli, mia moglie, i nipoti. Sono preparato perché dopo nove anni sono anche stanco di aspettare queste cose, capito? La nuova legge? Dicono non sarei finito in galera, ma le leggi nuove bisogna vederle prima. Mi fa piacere l’interessamento di Salvini ma in galera ci vado io. Servirà per mio figlio se va avanti con l’impresa, per mio nipote, per i miei figli”.

L’imprenditore dice di aver subito “più di 90 furti. Cinquanta furti in cantieri, non denunciati ma documentati in caserma e 41 denunce firmate dopo i fatti dello sparo. Ma qualcuna  mi sarà scappata. Una volta ho sparato in aria, un’altra mi è scappato il colpo. Ovviamente sono pentito, per l’amor di Dio. Sono sereno perché non ho sparato di mia volontà, quindi ho la coscienza tranquilla. Quando ho sparato, ho subito chiamato i soccorsi. E poi ho mandato il parroco ed il geometra in ospedale, se aveva bisogno di qualche supporto morale, economico, ma non è stato accettato niente, amen. Io non lo rifarei, però è ora che lo Stato ci tuteli un po’. Non sono andato lì per sparare, ma per tutelarmi se trovavo persone che potevano ridurmi in fin di vita. Ma io non avevo intenzione di sparare. Perché ero andato lì col fucile? Perché andrebbe di notte in un cantiere al buio sapendo dagli allarmi che dentro ci sono degli intrusi? Dovevo chiamare la polizia? Io l’ho sempre chiamata, ma quando arriva sa dove sono? Sa dove sono i ladri quando arrivano i carabinieri? Già andati. Non per colpa loro. Arrivano quando non c’è più niente. E’ successo molte volte che abbiamo chiamato”.

Peveri spiega: “Non ho sparato a queste persone quando se ne stavano andando. Ho sparato a 30 centimetri davanti perché mi veniva incontro… che poi non ho sparato, m’è partito il colpo. Sono inciampato, ero in ciabatte nel torrente, nella ghiaia. Io ho sparato in alto, poi ne ho visto uno scappare, ho saputo dopo che erano in tre, neanche li avevo visti. Ed ho sparato a una persona a 30 centimetri che mi veniva contro al buio, che non ho visto un cazzo. Ma ho la coscienza tranquilla”.

Peveri dice di aver rimesso “circa 150mila euro per i furti. Ma sono stanco. L’avvocato mi ha detto che forse dopo un anno e mezzo, la buona condotta, posso avere i domiciliari… E’ tosta, ma ho cominciato a lavorare a 14 anni mungendo le mucche di mio papà. A 16 anni il libretto, poi mi sono creato una piccola impresa, bella e sana. Ho 57 anni, lavoro da più di 40. E devo andare in galera e i ladri sono fuori.  Per chiudere il discorso, questi signori hanno avanzato una richiesta di 700mila euro di risarcimento danni, di cui mi hanno già condannato a dargliene 30. Più spese legali”.