Annamaria Franzoni chiede 200mila euro all’avvocato Carlo Taormina

di Redazione Blitz
Pubblicato il 10 Gennaio 2014 - 20:55 OLTRE 6 MESI FA
Annamaria Franzoni

Annamaria Franzoni

BOLOGNA – Annamaria Franzoni e il marito Stefano Lorenzi chiedono che l’avv. Carlo Taormina sia condannato a risarcire 200mila euro di danni. Lo fanno rispondendo alla citazione del legale al tribunale civile di Bologna, con cui Taormina a propria volta chiedeva che i coniugi venissero condannati a pagare onorari mai saldati per 771mila euro. E lo fanno presentando contestualmente domanda riconvenzionale, ritenendosi danneggiati dal coinvolgimento nel processo ‘Cogne-bis’.

Il processo era a carico di Franzoni e di un consulente svizzero per calunnia e frode processuale, terminato in primo grado con condanne a un anno e quattro mesi per lei, otto mesi per il consulente. Era legato alla denuncia che il professor Taormina consegnò agli inquirenti il 31 luglio 2004 con l’invito ad indagare su un guardaparco che viveva nel paese indicato come potenziale sospettato. La mossa di Taormina era scattata due anni e mezzo dopo l’uccisione a Cogne del figlio di Franzoni, Samuele. Taormina ha difeso la donna nel processo per l’omicidio fino a quando non rinunciò definitivamente al mandato, il 23 febbraio 2007.

Citando le richieste di archiviazione nei confronti di Taormina (inizialmente indagato) dei pm di Torino, che definirono l’operato dell’avvocato come “improntato a colpevole leggerezza e trascuratezza dell’esame delle carte processuali”, ora i legali di Lorenzi e Franzoni (avv. Lorenzo Imperato e Livio Bonazzi) scrivono che è di “palese evidenza la responsabilità” di Taormina che si è tradotta in “un ulteriore calvario giudiziario e mediatico e, per la Franzoni, in una ulteriore sentenza di condanna”.

Per questo la richiesta è di 150mila euro per la donna e di 50mila per il marito. Quanto poi alla richiesta di pagamento degli onorari, i legali dei coniugi ritengono che nulla gli sia dovuto, perché fin dall’inizio, “aveva pattuito la gratuità della prestazione”, ribadita a più riprese, anche in interviste e apparizioni televisive. Inoltre viene fatto notare che non risulta che il legale abbia adeguatamente informato i coniugi delle attività svolte (di cui ora chiede risarcimento) né delle strategie difensive. “In modo autonomo – si legge – ha deciso di improntare la difesa a criteri di massima aggressività, con una profusione di istanze, reclami, nonché di commenti polemici rivolti agli inquirenti”. Inoltre “ha accompagnato la propria aggressiva campagna processuale con un battage mediatico che non ha avuto precedenti”. A più riprese la Franzoni evidenziato “il proprio disagio richiedendogli che la propria tragica vicenda non venisse continuamente analizzata e riproposta nelle trasmissioni televisive”.