Annamaria Scognamiglio, pensionata batte Equitalia in tribunale: via cartella di 50mila€

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Settembre 2017 - 18:15 OLTRE 6 MESI FA
Annamaria Scognamiglio, pensionata batte Equitalia in tribunale: via cartella di 50mila€

Annamaria Scognamiglio, pensionata batte Equitalia in tribunale: via cartella di 50mila€

TRIESTE – Un anno e mezzo fa si è vista recapitare una cartella Equitalia di oltre 50 mila euro. Oggi Annamaria Scognamiglio, ex commerciante triestina in pensione, festeggia: dovrà pagare soltanto 6 mila euro. Il resto, per un garbuglio burocratico, è andato prescritto.

Nel calcolare cosa andasse notificato e cosa no, l’ex agenzia di riscossione è andata in confusione: così i termini di legge sono scaduti e il giudice ha dato ragione alla pensionata.

Come riporta Il Piccolo:

Il 9 marzo 2016 Annamaria Scognamiglio riceve una “intimazione di pagamento” con una ventina di cartelle che contengono contribuiti previdenziali e quote Irpef non ancora saldati. Sono 52.531,93 euro in tutto, per l’intero arco temporale che va dal 2000 al 2010. Nello stesso documento Equitalia precisa che la signora era già stata sollecitata in precedenza con regolari avvisi. Che però, obbietta la donna, non sarebbero mai stati recapitati. Con il risultato di trovarsi, a marzo dello scorso anno, l’intera cifra sul groppone. Questa, almeno, la sua versione. In buona sostanza “l’intimazione di pagamento” impugnata poi in tribunale, racchiudeva tutte le cartelle di pagamento che a detta di Equitalia sarebbero state trasmesse nel corso degli anni alla commerciante.

Il braccio di ferro di Annamaria Scognamiglio, difesa dall’avvocato Cristiano Gobbi, si è giocato sulla prescrizione dell’intero periodo considerato che va dal 17 maggio 2001 (per il primo debito del 2000) al 3 luglio 2010. Tecnicamente, l’ultima cartella dichiarata prescritta e quindi “non valida”, cioè fuori tempo, risaliva al 3 luglio 2010, notificata nel 2016. Anche questa, trascorsi oltre cinque anni, è andata in cavalleria. I due fronti si sono battuti a colpi di normative e tempistiche: da una parte l’ex società di riscossione, secondo cui i termini di prescrizione scattano appena dopo dieci anni dalla notifica; dall’altra la settantenne che si è battuta per accorciare l’asticella a cinque, sia per l’Irpef che per i contributi previdenziali.

In pratica, dunque, tutti i debiti riportati nelle cartelle da notificare nei cinque anni antecedenti al 2010 sono stati cancellati. Anche se, va detto, quando l’avvocato ha depositato il ricorso, Equitalia ha riconosciuto che almeno una metà della cifra richiesta era sbagliata. Andava comunque prescritta: quei soldi non erano dovuti. Ma se la settantenne non si fosse appellata, li avrebbe pagati comunque.