Anoressia, guarire è possibile: la storia di Silvia Fasciano

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Settembre 2016 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA
Anoressia, guarire è possibile: la storia di Silvia Fasciano

Anoressia, guarire è possibile: la storia di Silvia Fasciano

PADOVA – Silvia Fasciano è una ragazza di 22 anni e laureanda in Economia al Bo, ma la sua storia nasconde un percorso travagliato. La ragazza è riuscita a vincere la sua battaglia contro l’anoressia e la bulimia e sui social network tra YouTube, Instagram e Facebook, ha raccontato ai suoi oltre 30mila fan che guarire è possibile.

Silvia, intervistata da Il Mattino di Padova, spiega  di essersi ammalata di disturbi alimentari nel 2013. La giovane non riusciva a riconoscere di avere un problema e nonostante stesse male, non voleva curarsi. Poi qualcosa è scattato dentro di lei e ha iniziato a chiedere aiuto. Grazie all’affetto della famiglia e del fidanzato e all’aiuto di una psicologa, Silvia ha iniziato a mangiare in modo sano e a fare sport e ha recuperato la salute:

“Ho aperto il profilo Instagram nel 2013, quando stavo male e ancora non volevo curarmi. Poi l’ho continuato ad utilizzare durante tutto il mio percorso di guarigione e mi ha accompagnato fino qui. Il canale Youtube invece l’ho aperto a novembre dell’anno scorso per riuscire a rispondere pubblicamente a tutti i messaggi privati che ricevo. Il mio obiettivo principale è sempre stato quello di aiutare gli altri. Importanti aziende di fitness nelle ultime settimane mi hanno contattata per stringere collaborazioni: questo mi riempie di orgoglio. Da ragazza malata, sono passata ad essere un esempio da seguire. Per me lo sport è un modo per sfogarmi. In molti mi criticano dicendo che sono passata da una malattia all’altra, ma non è così. In futuro non sogno di essere una personal trainer”.

La ragazza ha sottolineato di non essere guarita grazie ai social network, ma di aver deciso di aiutare chi come lei soffre raccontando la sua storia:

“Ho trovato l’equilibrio alimentare seguendo una dieta sana e pulita. Per me non esiste il concetto di sgarrare a tavola, semplicemente non trovo il motivo di mangiare qualcosa che fa star male il mio corpo. Guardandomi indietro posso solo dire che sono stata forte. La malattia è stato un evento così traumatico che fatico a ricordarla. Solo guardando le foto capisco come mi ero ridotta. Sono grata per tutto quello che mi è successo perché se non avessi affrontato la malattia, non sarei diventata la persona che sono ora. I disturbi alimentari sono specchio di una depressione, sono subdoli, ti rendi conto di soffrirne solo quando ci sei già dentro. L’unico consiglio che posso dare è imparare a volersi bene. Le abbuffate e i digiuni sono tutti processi che nascono a livello mentale: ti capita di aver paura dei momenti in cui dovrai mangiare, di notte non dormi perché pensi solo al cibo. Non lo auguro al mio peggior nemico”.