L’Italia a mano armata: una famiglia su sei ha almeno una pistola in casa

Pubblicato il 30 Luglio 2010 - 10:50 OLTRE 6 MESI FA

I tantissimi omicidi e stragi di queste utlime settimane, da Chieri a Cremona, da Massarosa a Loreto, dimostrano, tra le altre cose, che gli italiani sono più armati di quento si potrebbe pensare. Un’inchiesta pubblicata oggi da Repubblica conferma quest’impressione.

Perché se dell’America e della facilità con cui si può acquistare un arma di parla spesso, si parla molto meno di come si arrivi ad essere cittadini armati in Italia. I requisiti sono due: la maggiore età e la fedina penale pulita. Requisiti basilari che spiegano i dati: una famiglia su sei ha in casa pistole o fucili. In tutto sono dieci milioni le armi nel Bel Paese, trentamila gli italiani blegittimati al possesso di una pistola. E pochissimi i controlli.

Un rapporto Eurispes del 2008 scrive: “Sono circa 10 milioni le armi legali presenti in Italia, con almeno quattro milioni di famiglie “armate”,  una su sei  che è in possesso di almeno una pistola,”. Nel 2007 il Dipartimento armi ed esplosivi del ministero dell’Interno stimava in 4,8 milioni (pari all’8,4 per cento della popolazione totale) le persone in possesso di un’arma da fuoco “corta o lunga, da caccia o da tiro a segno o ancora da difesa”.

I porto d’arma per difesa personale sono piuttosto limitati: 34mila secondo Eurispes, ma secondo l’Anpam (l’Associazione Nazionale Produttori armi e munizioni) i 35.700 permessi per difesa personale rilasciati nel 2004 nel 2007 sono stati drasticamente ridotti a 23.600, a cui vanno aggiunti circa 50mila permessi rilasciati a guardie giurate.

Cala invece il porto d’armi un tempo più diffuso, quello per la caccia: dai due milioni di titolari degli anni passati agli 800mila di oggi. Crescono, seppure di poco, i permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno) che comunque sono solo 178mila.

Tre milioni sono invece gli italiani che hanno denunciato la presenza di armi in casa, ereditate o inservibili. Dopo il boom degli anni Settanta, tra terrorismo e sequestri di persona, e l’introduzione di norme sempre più rigide per adeguarsi alla normativa europea, il numero dei permessi per il porto d’arma per difesa è stato fortemente ridimensionato: dalle 41.395 licenze concesse nel 2002 si è arrivati a 36.494 nel 2003, fino alle 34.274 nel 2004.

Diverse le “tipologie” di possesso d’armi: il “nulla osta” permette di avere una pistola in casa ma non di portarla in giro,il porto d’armi comune permette di trasportare l’arma solo se sistemata in una custodia e con le munizioni ben separate, mentre soltanto il porto d’armi per difesa personale permette di portare un’arma in tasca. Se il porto d’armi per difesa richiede una visita medica annuale, per quello di tiro a volo i controlli avvengono ogni cinque anni.

“La licenza per difesa personale – spiega a Repubblica Edoardo Mori, magistrato di Cassazione ed uno dei massimi esperti di diritto in materia di armi – viene rilasciata dal prefetto a chi ha dimostrato che ha bisogno di difendersi. Vale questo discorso per chi fa frequente trasporto di denaro, chi corre il pericolo di essere sequestrato, chi fa una professione a rischio. Abilita al porto di armi corte, pistole o rivoltelle, in ogni tempo e luogo salvo che nelle riunioni pubbliche come comizi, partite di calcio o in discoteche affollate e autorizza a sparare ovunque al di fuori dei luoghi abitati. Ai questori invece è delegato il rilascio dei permessi per caccia e tiro a volo”.

“In realtà – aggiunge Mori – ogni cittadino sano di mente, che non si ubriachi o non si droghi e che non sia pregiudicato o malfamato o obiettore di coscienza ha diritto di acquistare armi. Chi non ha una licenza di porto d’armi può richiedere un apposito “nulla osta” che autorizza a trasportare le armi acquistate sino al luogo di detenzione”