Arsenico e ammoniaca: acqua “avvelenata” a Milano nell’area Calchi Taeggi

Pubblicato il 7 Settembre 2012 - 11:32 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – Arsenico, manganese, ammoniaca sono finite nell’acqua a Milano. La Procura ha aperto un’indagine con diciotto persone indagate per l’ipotesi di reato di concorso in “avvelenamento colposo delle acque” e “gestione di discarica non autorizzata” nell’area Calchi Taeggi sull’ex Cava Geregnano, vicino alla metropolitana Bisceglie, dove – con delibera datata 2007 e autorizzazioni datate 2009- sono stati fatti lavori per costruire un quartiere di 5 mila abitanti.

I magistrati scrivono di “ingiusti danni ambientali, derivanti dall’inquinamento del sottosuolo”, in quella cava dove dagli anni ’50 agli anni ’80 erano stati versati “1 milione e 800.000 metri cubi di rifiuti pericolosi e non pericolosi, tra cui farmaceutici e industriali”. Quindi i lavori (senza una bonifica pregressa) avrebbero “alimentato l’espandersi di arsenico, ammoniaca e manganese nella falda acquifera con il conseguente avvelenamento delle acque, anche destinate al consumo urbano”.

La zona ha i sigilli giudiziari dal novembre 2010.

Scrive il Corriere della Sera che tra gli indagati

ci sono non solo 2 funzionari del Comune di Milano e 3 dell’Arpa, amministratori della proprietaria Acqua Marcia (la società di Francesco Bellavista Caltagirone) e delle cooperative acquirenti (Solidarnosc e Nives), tecnici delle società incaricate della messa in sicurezza, ma anche il «proprietario-committente-promotore del Piano di intervento» urbanistico: Claudio De Albertis, presidente dei costruttori dell’Assimpredil, neopresidente (non senza scintille tra l’assessore Boeri alla Cultura, «perplesso», e il sindaco Pisapia) della Triennale di Milano, uno dei più importanti poli culturali della città. Il cuore della contestazione del pm Paola Pirotta ruota attorno alla «consapevolezza» degli indagati che «l’area non era stata effettivamente bonificata» e «non erano state effettuate corrette tecniche di sbarramento degli inquinanti derivati dall’ex discarica».