Art. 18: novità su licenziamenti disciplinari, sarà ridotto potere dei giudici

Pubblicato il 24 Aprile 2012 - 18:41| Aggiornato il 20 Maggio 2012 OLTRE 6 MESI FA

Elsa Fornero (Lapresse)

ROMA – Si va verso una serie di ritocchi all’articolo 18, sia sul fronte dei licenziamenti disciplinari, limitando i poteri dei giudici, sia per le modifiche alle norme che rischiano di introdurre minori tutele durante l’appello per i lavoratori licenziati. A riferirlo è stato il relatore al ddl lavoro Maurizio Castro (Pdl), sottolineando come dovrebbe essere il governo a presentare tali novità.

Partite iva, contratti a tempo, apprendistato, job on call: sono questi i quattro capitoli sui quali si sono concentrati gli emendamenti al ddl lavoro del Pdl. “Si tratta – spiega Castro – di ritocchi propulsivi. Nessuno vuole snaturare il testo del governo”, ma l’obiettivo è fare in modo che si possa realizzare ”un incremento occupazionale”.

La prima novità riguarda i poteri del giudice in caso di licenziamento disciplinare. Nel testo attuale del ddl sono scomparse, rispetto al testo del 23 marzo, le “tipizzazioni” (vale a dire una sorta di modelli che il giudice doveva rispettare per stabilire il reintegro). In sostanza prima il giudice poteva, di fronte ai licenziamenti disciplinari, stabilire il reintegro solo in alcuni casi specifici mentre nella versione approdata in Parlamento il rischio, secondo le imprese che chiedono modifiche, è che lo spazio di interpretazione sia troppo ampio.

Per quanto riguarda il capitolo del processo, e in particolare la fase dell’appello, in caso di licenziamenti economici la modifica dovrebbe riguardare il comma 3 dell’articolo 19 del ddl che stabilisce che la Corte d’appello possa ”alla prima udienza sospendere l’efficacia della sentenza se ricorrono gravi motivi”. Secondo le norme attualmente in vigore però la sentenza con cui viene disposto il reintegro non solo è provvisoriamente esecutiva, ”ma è stata ritenuta – spiegano i tecnici del Senato – dalla giurisprudenza non soggetta all’inibitoria” prevista dalle norme del codice di procedura civile (art. 431) che riguarda appunto l’esecutivita’ della sentenza.

In commissione Lavoro al Senato sono circa 800 gli emendamenti presentati sul ddl di riforma del mercato del lavoro. Di questi, quelli a firma Pdl sono circa 300, più o meno quanti quelli della Lega Nord, 150 circa quelli del Pd, come quelli dell’Idv. “E’ la dimostrazione – ha spiegato ancora il relatore Castro – della tensione forte che determinano temi inerenti il lavoro”.

Circa il calendario dei lavori, il relatore del Pdl ha osservato che rispetto a quanto inizialmente previsto, “sarà difficile iniziare a votare gli emendamenti in commissione il 30 aprile” a causa delle difficoltà della commissione Bilancio a esprimere per quel termine i pareri necessari. Si potrà dunque verificare un leggero slittamento dei tempi.