Asilo Cip e Ciop, la maestra chiede scusa ai bimbi: “Perdonatemi, sono malata”

Pubblicato il 7 Dicembre 2009 - 19:43 OLTRE 6 MESI FA

«Perdonatemi, ma sto male». Lei, Anna Laura Scuderi, la titolare dell’asilo Cip e Ciop di Pistoia, in carcere per maltrattamento sui fanciulli, non parla direttamente ma affida la sua richiesta di perdono e il suo messaggio di scuse alle piccole vittime e ai genitori, ai suoi legali Stefano Panconesi e Alessandro Mencarelli.

Ma si va oltre e a parte il perdono, gli avvocati della difesa avanzano l’ipotesi della malattia: «Anna Laura Scuderi è malata e vuole essere curata». ha detto Alessandro Mencarelli, che ha visitato in carcere la donna. «In tempi brevi nomineremo un consulente tecnico, uno specialista psichiatrico, che metta Laura Scuderi in condizioni di aiutarla a capire e a far capire quello che è successo».

Intanto l’inchiesta continua. Il lavoro della squadra mobile guidata dal vicequestore aggiunto Antonio Fusco ripartirà nei prossimi giorni dai registri delle due scuole gestite da Anna Laura Scuderi. Gli investigatori hanno acquisito tutta la documentazione che servirà a ricostruire gli ultimi anni di attività della scuola di Pistoia. In questi giorni sono state moltissime le telefonate arrivate in questura da parte di genitori che hanno mandato i figli nell’asilo.

Spuntano poi nuovi casi legati ai maltrattamenti dell’asilo. «Ne ho parlato con altri genitori ma loro non mi hanno mai creduto. Mi sono trovata da sola. Quindi ho tolto la bambina dall’asilo e non ne ho più voluto sapere nulla». A parlare è Nadia, madre di una bimba che oggi ha 9 anni, che nel 2001 era all’asilo Cip e Ciop di Pistoia.

«Mi ero accorta dei lividi sulla mia piccola – ha raccontato Nadia – ma quando andai a chiedere spiegazioni Laura mi rispose che erano dovuti ai giochi dei bimbi e che se facevo denuncia avrebbero creduto a lei e non a me. Ma soprattutto mi ha detto che avrebbe fatto del male a me e alla bambina. L’ho presa e me la sono portata via. Raccontai questo ad altri genitori, ma non mi credettero».