ROMA – Alfredo Cospito e Nicola Gai sono stati condannati in terzo grado dalla Cassazione per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, manager dell’Ansaldo nucleare, a Genova il 7 maggio 2012. I giudici della Cassazione hanno confermato le condanne, ma riconosciuto ai due militanti del Fai uno sconto di pena.
Cospito è stato condannato a 9 anni, 5 mesi e 10 giorni, mentre in appello era stato condannato a 10 anni e 8 mesi. Gai invece è stato condannato a 8 anni, 8 mesi e 20 giorni contro i 9 anni e 4 mesi dell’Appello. La Cassazione ha annullato senza rinvio per un difetto di forma la parte di pena per il reato punito dall’art.2 legge 895 del 1967.
La conferma delle condanne di Cospito e Gai era stata chiesta dalla Procura della Cassazione e dall’Avvocatura Generale dello Stato rappresentata da Carlo Maria Pisana che, nella sua requisitoria aveva sottolineato come sparando ad Adinolfi il Fai voleva “punire” scelte di politica industriale di una società partecipata dallo Stato.
Alla prima udienza del processo, nell’ottobre 2013, Alfredo Cospito, che con Nicola Gai aveva costituito un Nucleo Olga/Fai, Fronte anarchico internazionale a suo dire formato da loro due soltanto, aveva letto quattro pagine di un proclama di rivendicazione, riportato da Marco Grasso sul Secolo XIX. Quando il giudice Annalisa Giacalone lo ha interrotto, Cospito ha gettato i fogli contro di lei:
“In una splendida mattina di maggio ho agito ed in quelle poche ore ho goduto a pieno della vita. Per una volta mi sono lasciato alle spalle paura e autogiustificazioni e ho sfidato l’ignoto. In un’Europa costellata di centrali nucleari, uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà è caduto ai miei piedi.
“Voglio essere chiaro: il Nucleo Olga-Fai/Fri siamo solo io e Nicola.
“Sono anarchico autorganizzatore perché contrario a ogni forma di autorità e costrizione organizzativa. Sono nichilista perché vivo la mia anarchia oggi e non nell’attesa di una rivoluzione che, se pure verrà, creerà solo una nuova autorità. Non aspiro ad alcuna futura “paradisiaca” alchimia socialista, né ripongo fiducia in nessuna classe sociale.
“La pistola la comprai al mercato nero a 300 euro, lo colpii esattamente dove avevamo deciso. Un colpo preciso, la mia corsa verso la moto, e poi l’imprevisto urlo di rabbia di Adinolfi che mi immobilizzò facendomi perdere secondi preziosi: «Bastardi, so chi vi manda». [Adinolfi ha poi negato di avere pronunciato quelle esatte parole ma solo di avere coperto i due terroristi di improperi]. Grazie a quei secondi preziosi lui riuscì a leggere la targa. Non basterà certo la condanna di questo tribunale a fare di noi i cattivi terroristi e di Adinolfi e Finmeccanica i salvatori dell’umanità”.
Sulla stessa linea anche il memoriale di Nicola Gai:
“Se pensate di arrivare, grazie a noi, ad altri anarchici che abbiano deciso di sperimentare la possibilità caotica, spontanea e informale della Fai vi sbagliate di grosso e non potrete che fare l’ennesimo buco nell’acqua; né io né Alfredo conosciamo alcuno che abbia fatto questa scelta. State dando la caccia a un fantasma che non potete rinchiudere nelle anguste caselle dei vostri codici”.