Attentato Bruxelles, polizia aveva indirizzo Salah da mesi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Marzo 2016 - 08:58 OLTRE 6 MESI FA
Attentato Bruxelles, polizia aveva indirizzo Salah da mesi

Attentato Bruxelles, polizia aveva indirizzo Salah da mesi

ROMA – L’indirizzo della casa di Bruxelles in cui si nascondeva Salah Abdeslam, autore della strage di Parigi del 13 novembre, era noto da almeno 3 mesi. Un poliziotto di Mechelen aveva l’indirizzo dal sette dicembre scorso ma non lo ha segnalato a Bruxelles per tre mesi: lo scrive oggi il quotidiano belga DH nella sua edizione online.

L’ufficiale di polizia aveva ottenuto le informazioni a Mechelen e aveva inserito l’indirizzo in un rapporto confidenziale destinato alla cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale di Bruxelles: rue des Quatre Vents numero 79, a Molenbeek, dove Abdeslam è stato trovato lo scorso venerdì 18 marzo. Quel rapporto, però, non è mai stato trasmesso a Bruxelles ed è rimasto per tre mesi nella sede di polizia di Mechelen.

Fiorella Sarzanini poi sul Corriere della Sera sottolinea che anche l’arresto di Najim Laachhroui, uno degli uomini che si è fatto esplodere all’aeroporto di Zaventem il 22 marzo, poteva essere eseguito già due anni fa. L’uomo, che era colui che ha confezionato le cinture esplosive utilizzate a Parigi e a Bruxelles, poteva essere già arrestato il 18 marzo 2014 quandoentrò nel mirino dei magistrati belga perché faceva parte di un gruppo fondamentalista che organizzava viaggi per la Siria e per chi voleva rientrare in patria:

“Quanto emerso nelle ultime ore dimostra che la «rete» utilizzata dalla cellula jihadista era ben nota da tempo, ma che non si è riusciti a fermare i terroristi. E questo nonostante alcuni di loro fossero stati addirittura controllati in alcuni Paesi europei. Svela anche quanto ampia sia l’organizzazione, che continua a poter contare su numerosi personaggi rimasti nell’ombra e tuttora attivi nel fornire appoggi logistici. Soltanto da qualche settimana, quando la ricerca di Salah Abdeslam e dei suoi complici si è concentrata sul «covo» di Molenbeek, i loro nomi sono stati condivisi con le polizie degli altri Stati. È stato chiesto – anche fornendo alcuni dettagli sulle utenze utilizzate e sui falsi documenti scoperti in passato nel corso di numerose perquisizioni – di controllare possibili collegamenti con fondamentalisti residenti o comunque transitati in altri Paesi.

Verifiche anche in Italia
Nessuna evidenza è emersa in Italia, almeno fino ad ora, però le verifiche sono tuttora in corso anche tenendo conto del viaggio dello scorso agosto che Salah Abdeslam aveva effettuato entrando in Puglia e poi percorrendo l’intera penisola per raggiungere l’Austria per rientrare in Belgio.

L’ordine di cattura
Il mandato di arresto per l’attacco al teatro Bataclan e allo Stade de France contro Najim Laachhroui viene emesso il 24 febbraio 2016. L’accusa è di aver confezionato le cinture esplosive partecipando dunque attivamente alla pianificazione della strage. Due anni prima, un altro atto di accusa era stato esplicitato in un provvedimento analogo: è il 49/13 numero 359878/13, porta la data del 18 marzo 2014. L’ordine di cattura riguarda un’organizzazione che recluta giovani jihadisti da mandare in Siria. Gli accertamenti cominciano nel 2012, si concentrano su alcuni viaggi effettuati da giovani stranieri nati e residenti a Bruxelles. Nelle contestazioni si fa parla esplicitamente di un «gruppo terroristico».

I due fratelli addestratori
La «rete» ricostruita dagli investigatori e delineata nel mandato di cattura internazionale, fa capo a O. A. che con suo fratello M. «ha avuto un ruolo determinante nella partenza di Najim Laachhroui per la Siria». Il viaggio risale all’inverno 2013. Esattamente il 17 febbraio Laachhroui lascia il Belgio e va in Turchia, poi si trasferisce in Siria. Prima di andare via «partecipa a numerose riunioni di giovani radicali», ha frequentazioni assidue con uno dei due fratelli. Come lui molti altri stranieri hanno deciso di andare ad addestrarsi. Nel documento viene citato in particolare un viaggio effettuato il 29 dicembre 2012 da un gruppo di quattro ragazzi, anche loro reclutati e indottrinati dai due fratelli. Sono i foreign fighters che adesso fanno paura perché sono disposti a tutto, anche a morire pur di «instaurare la legge di Allah».

Dal Belgio alla Siria via Germania
La pianificazione è minuziosa, le indagini consentono di scoprire che in molti casi gli addestratori si occupano di accertare personalmente che il viaggio venga effettuato e dunque ne percorrono almeno alcune tappe. Accade anche nel 2012. I quattro giovani si muovono da Bruxelles e raggiungono Düsseldorf, in Germania. Con loro c’è O. A. che però rientra dopo aver verificato che si sono imbarcati su un volo diretto in Turchia. Li fa accompagnare da un «fedelissimo», I. A., che li scorta fino ad Ankara e poi – dopo averli «consegnati» ad un membro dell’organizzazione che dovrà portarli nei campi di addestramento – rientra in Belgio. Secondo quanto comunicato adesso dagli investigatori belgi ai colleghi degli altri Stati sono «numerosi i giovani residenti in Belgio che dopo l’addestramento sono tornati a casa». Pronti ad entrare in azione proprio come Najim Laachhroui.

La falsa identità dell’artificiere
Dopo la permanenza in Siria il terrorista prende una nuova identità. Il 9 settembre 2015, quando viene controllato dalla polizia austriaca mentre è in compagnia di Salah Abdeslam, consegna un documento intestato a Soufiane Kayal. E viene mandato via. Un mese dopo a Bruxelles scattano una serie di perquisizioni. La magistratura indaga «su una rete criminale attiva nella contraffazione di documenti». In un appartamento vengono trovate alcune carte di identità. Una appartiene a Soufiane Kayal, una è intestata a Yassine Baghli, l’altra a Samir Bouzid. Soltanto dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre scorso, si scopre che sono i falsi nomi usati da Salah Abdeslam e da Mohamed Belkaid, il «basista» ucciso nel blitz che il 15 marzo scorso ha portato alla cattura di Salah. Troppo tardi. La «rete» era nota, ma non si è riusciti a fermare i kamikaze. E loro hanno compiuto una nuova strage a Bruxelles”.