Augusto Nuccetelli picchiava moglie davanti a figlio legato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Aprile 2016 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Augusto Nuccetelli picchiava moglie davanti a figlio legato

Augusto Nuccetelli picchiava moglie davanti a figlio legato

ROMA – Augusto Nuccetelli picchiava moglie davanti a figlio legato. Picchiava la moglie davanti al figlio piccolo legato a una sedia. Augusto Nuccetelli, il 51enne romano che ha ucciso sua moglie con 4 colpi di pistola davanti a un bar di Lunghezza, ha seviziato e maltrattato moglie e figlio (ora ha 17 anni) da sempre.

Un violento, un odiatore di donne che ha reso un incubo la vita della Assunta Finizio, detta Susi: il padre, deceduto poco tempo fa, è morto pronunciando il nome della figlia, ancora alla mercé di Augusto. La testimonianza di madre e sorelle sono agghiaccianti, raccontano di un uomo possessivo fino alla perversione, brutale e minaccioso senza tregua.

E le immagini di repertorio di Piazza Pulita che ne mostra il volto intollerante e fiero di esserlo quando, esibendo tatuaggi riferibili all’estrema destra, lo immortalano mentre sproloquia di diritto a “difendere le nostre donne” dagli immigrati. Donne come cose, intendeva dire (guarda il video).

Solo nell’ultimo mese Susi aveva trovato la forza di allontanarsi, ma ha pagato a caro prezzo il suo coraggio tardivo. Quell’uomo, cattivo e rozzo, ma minacciava continuamente, un sms di pochi giorni fa rivela che contava di ammazzare anche il figlio se non si piegava ai suoi voleri. Sul Messaggero il racconto dei familiari della vittima è una discesa all’inferno senza ritorno.

«E’ matto – diceva – ogni volta minaccia che ammazzerà me e il figlio». Erano andati dai carabinieri pochi giorni fa, perché da quando lei era scappata, li pedinava, minacciava: «Ti faccio vedere la morte di tuo figlio e poi ti uccido, non vedo l’ora di ammazzarti». Aveva registrato tutto Assunta, «ma non aveva lividi, non potevano far niente le avevano risposto».

Lei che dopo una vita di sevizie pensava di salvarsi, è morta ammazzata dall’uomo che l’aveva rimorchiata bambina nel bar di famiglia, bella e ingenua. L’aveva portata a vivere in campagna a Corcolle e segregata lì. Ai familiari e ai carabinieri prima di morire lei e il figlio hanno raccontato particolari raccapriccianti: «Quando era piccolo lo legava a una sedia e lo costringeva ad assistere mentre mi picchiava».

Ancora: «Quando fu bocciato lo legò al cancello e lo fece stare lì per due giorni». Ferite e tradimenti continui. Assunta e il figlio sotto le feste rimanevano soli, l’assassino, Nuccetelli, passava Natale e Pasqua con la prima moglie e i due figli. Guai ad avvicinarsi alla famiglia d’origine, Susy era isolata, «ci siamo trovati davanti una zingara, le abbiamo comprato vestiti, l’abbiamo portata dal parrucchiere, era irriconoscibile, era tornata tra noi ed era felicissima». (Raffaella Troili, Il Messaggero)