Anziano ricco e giovane badante straniera: il boom dei matrimoni di convenienza

Pubblicato il 24 Febbraio 2011 - 15:23 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – L’assegno garantito dallo sposo passato a miglior vita è uno degli obiettivi più ambiti nei matrimoni fra badante e badato. Che l’unione sia d’amore, d’interesse o di semplice gratitudine il risultato finale non cambia: lo dimostra il fatto che in Italia sono in aumento sia il numero di matrimoni fra marito italiano anziano e giovane moglie straniera, che il numero di pensioni di reversibilità assicurate a donne sotto ai 60 anni. Nel 2008 sono state quasi il 10 per cento (9,9) ma di queste, quasi la metà, (4,1) riguarda vedove under 50. Lo ha scoperto Manageritalia – l’associazione dei dirigenti del terziario privato – che alle pensioni di reversibilità ha dedicato un convegno ed uno studio ad hoc (dall’emblematico titolo “Una sconfinata giovinezza”).

Come spiega Repubblica non è detto che l’importo dell’assegno debba essere grande cosa (lo studio, elaborando dati Inps, segnala che il lordo medio annuo della pensione di reversibilità è di 7.351 euro): si tratta di un reddito sul quale la giovane vedova potrà contare per tutta la vita e che potrà sempre integrare con qualche lavoretto “in nero”. Poi, certo, se l’anziano marito era pure ricco e con una pensione d’oro, alla giovane vedova spetterà sempre il 60 per cento dell’assegno mensile, oltre alla quota di eredità.

Manageritalia ha pochi dubbi: “Accade sempre più spesso che la reversibilità venga riconosciuta a persone anche molto giovani che hanno contratto matrimonio con il coniuge nei suoi ultimi mesi di vita o addirittura in punto di morte, beneficiando del relativo trattamento pensionistico per decenni, con forte aggravio per le casse degli enti previdenziali”.

L’associazione parla di autentico “scippo” e di “forte iniquità” e che il fenomeno non sia di secondario effetto lo dimostra anche il fatto che cinque anni una proposta di legge del Pdl chiedeva di limitare il pieno diritto alla reversibilità solo alle vedove e vedovi con almeno dieci anni di matrimonio.

Che “il fenomeno sia in crescita” lo conferma anche Alessandro Rosina, professore di demografia alla Cattolica di Milano e autore, con Elisabetta Ambrosi, di Non è un paese per giovani. L’anomalia italiana, una generazione senza voce: “Non è un bel segnale – spiega – perché dimostra ancora una volta che questo paese protegge più chi resta dipendente dalla famiglia o dal marito che chi cerca di rendersi economicamente autonomo. E poi è un’occasione sprecata: in un paese vecchio come il nostro entrano donne giovani che invece di portare iniezioni di dinamismo cercano i  vantaggi di una politica assistenziale”.